Sanità, la denuncia: "I poveri muoiono, la politica resta indifferente" - Live Sicilia

Sanità, la denuncia: “I poveri muoiono, la politica resta indifferente”

Parla Fratel Mauro. L'ambulatorio 'negato' a Danisinni

PALERMO- “Non ci raccontino storie, la sanità, in Sicilia e non solo, è un territorio abbandonato. Chi paga, si cura. I poveri aspettano. E muoiono”.

Fra’ Mauro Billetta è l’uomo che ha seminato la speranza a Danisinni, zona poverissima di Palermo. Ci sono anche altri, lui, però, condensa il manifesto di una rivoluzione gentile. Le battaglie non mancano mai. A quella, storica, per l’asilo se n’è aggiunta un’altra per l’ambulatorio. L’incipit è sulla cura. Che manca, secondo questa vibrante denuncia e tanto altro.

Fra’ Mauro, si è parlato tanto della sanità siciliana, in calce alla famosa notizia della gamba nel cartone. Lei ha una visuale ampia sul bisogno. Cosa ne pensa, a prescindere dall’episodio?
“Io non penso, vedo. Il sistema pubblico praticamente non esiste più. La logica è quella dei tagli sui servizi essenziali e sulle prestazioni basilari. La povera gente non fa più prevenzione, perché non può permetterselo. Di conseguenza, soffre e muore. Un meccanismo tremendo, accompagnato dall’indifferenza della politica e dall’interesse di pochi”.

Voi, a Danisinni, come vi state organizzando?
“C’è il progetto di un ambulatorio popolare di quartiere…”.

Ma non era già stato annunciato?
“Stiamo cercando di mettere in piedi il servizio, con mille difficoltà. Abbiamo fatto qualcosa prima della pandemia e ci stiamo riprovando”.

Quali difficoltà?
“Ci sono già medici volontari a disposizione, ma ci vogliono dei requisiti specifici per i locali e poi le consuete lungaggini burocratiche… E si sa che ad agosto sono tutti in vacanza”.

Allora?
“Stiamo provvedendo a sistemare un locale per le visite in parrocchia. Vorremmo metterlo a punto, per settembre, con gli specialisti del Rotary che si sono offerti. Le case di Danisinni sono piccole e affollate. Lì nessuno può essere visitato”.

Un bell’esempio di solidarietà.
“Sì, l’unica risposta possibile all’idea del profitto sempre e comunque. Possiamo superare questi tempi difficili solo con la cultura del dono e della relazione umana”.

Al momento, diceva, la situazione è terribile.
“I poveri non possono pagarsi la visita, devono mangiare. Così muoiono, lo ribadisco. E se parliamo di patologie eclatanti e trascurate, figuriamoci quale può essere la prevenzione del disagio psichico… Qui da noi ci sono i migranti della terraferma”.

C’è anche la vecchissima pratica dell’asilo nido...
“Che è pronto. A settembre possiamo partire. Ma pure qui restano ostacoli burocratici da rimuovere. Vogliamo parlare del consultorio, chiuso da vent’anni? Noi cominceremo una campagna molto forte e continuata per la nostra scuola e per tutto. Così, almeno, sapremo chi sono i responsabili”.


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