Eccoci dinanzi all’ennesimo scandalo nella sanità siciliana. Un’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Palermo potrebbe aver portato alla luce un ‘sistema criminale’ di appalti truccati coinvolgendo dirigenti pubblici, consulenti, imprenditori, lobbisti e faccendieri, più o meno legati a figure politiche di rilievo.
Si riaccende il dibattito sulla gestione delle risorse sanitarie in Sicilia. Tocca ai giudici, ovviamente, non a noi stabilire se e quali reati sono stati commessi e chi li ha commessi. Al cittadino comune resta l’amaro in bocca se con una periodicità allarmante, e al contempo deprimente, deve fare i conti con un apparato sanitario che sembrerebbe troppo permeabile alla corruzione, ai comitati d’affari e alla spregiudicatezza.
Milioni di euro, ci riferiamo ai casi in cui indagati o imputati in aule penali hanno ammesso le proprie colpe, scippati a una sanità pubblica boccheggiante e finiti nelle tasche di personaggi senza scrupoli. Perché accade? Cosa non funziona nel processo di selezione di manager, dirigenti e capi ufficio delle strutture regionali e sanitarie siciliane?
Non dimentichiamolo, è la politica, anzi, sono i partiti di qualsiasi colore e schieramento che, con piglio spartitorio, elargiscono incarichi e ruoli di primaria importanza nell’amministrazione regionale e nelle aziende sanitarie provinciali e ospedaliere. Si guarda al merito, alla competenza o alla fedeltà direbbe il grande Totò “a prescindere”?
Cosa non funziona nella rete dei controlli che non devono risultare asfissianti, al punto da danneggiare paradossalmente gli onesti, ma che devono assolvere alla propria funzione di prevenzione e di accertamento di illeciti con efficienza e tempestività?
Per fortuna la stragrande maggioranza degli imprenditori è rispettosa delle regole – lo è pure la stragrande maggioranza dei funzionari pubblici – e viene colpita da questa perversione del principio sacro della libera concorrenza. Le istituzioni non possono ogni volta intervenire a danno fatto.
Ciò a dispetto delle sofferenza aggiuntiva che spesso i siciliani devono subire già nell’attimo in cui si vedono inseriti in un lunghe liste d’attesa, varcano con trepidazione la soglia di un pronto soccorso affollato, quando sperano di trovare presto la giusta collocazione in un reparto.
Occorrono interventi radicali. Oculatezza e rigore nella scelta dei responsabili, controlli mirati, assoluta trasparenza nelle procedure di gara e una cultura diffusa e praticata della legalità.
Fino a quando le consorterie affaristiche continueranno a prosperare la salute pubblica resterà ostaggio dell’intreccio torbido tra interessi privati illeciti e pubbliche funzioni deviate.