In ore terribili di inchieste (anche) sulla sanità siciliana, di opacità inveterate, di accuse da valutare nella cosiddetta rilevanza penale che, tuttavia, offrono già uno spaccato inquietante, ritorna la memoria dolorosa della professoressa Maria Cristina Gallo.
Torna il caro volto di una donna che ha combattuto valorosamente gli inconcepibili ritardi del sistema, denunciandoli. Ed è andata incontro alla fine con una forza ammirevole.
Rivive quel sorriso che non metteremo mai tra parentesi, nel nostro cuore. Risplende, come severo monito, come limpido orizzonte non raggiunto, mentre, ancora una volta, a prescindere da quello che decideranno i giudici, si pone la radicata e urgentissima questione immorale della nostra sanità.
L’inchiesta su Cuffaro, Romano, Pace e…
L’indagine sugli ‘appalti pilotati’ che ha coinvolto Totò Cuffaro, Saverio Romano e il capogruppo della Dc, Carmelo Pace, con altre persone, mette in fila eventi che, secondo la Procura di Palermo, come sta raccontando il nostro Riccardo Lo Verso, costituiscono gravi notizie di reato.
Lo scenario descritto, se compiutamente acclarato, rappresenterebbe la fase di inesorabile acuzie di un ambiente già ‘legittimamente patologico’.
La sanità siciliana rispecchia una concatenazione in cui nomine e scelte, peraltro alla luce del sole, se non apertamente rivendicate, nelle cronache dei giornali e nella operatività quotidiana, configurano l’immancabile premessa dell’influenza politica. L’incastro è declinato secondo le formule di inderogabili, quanto faziosi, manuali di suddivisione.
Non retorica, cambiamento
Davanti alla ripetizione tradizionale, recente e trasversale di strategie, figure, schemi – una malattia evidentemente irrisolta – non sarà certo ‘il sorteggio’ a stemperare la questione immorale della sanità siciliana.
Il rimedio arriverà con le sembianze di una benedizione, nel cammino dei sofferenti troppo spesso in attesa, se una decisione verrà adottata soltanto perché giusta. E non perché conviene a qualcuno, nella definizione di un interesse.
Questo chiediamo alla politica, insieme a un atto di contrizione: un vero cambiamento, non commisurato alla retorica, non sbandierato, ma profondo. L’indignazione serve a poco, se non provoca mutazioni necessarie.
La sanità deve essere un luogo trasparente, un presidio civile in cui la vita delle persone vale più di tutto il resto. Se non andrà davvero così, ogni successiva perorazione assumerà il retrogusto atrocemente beffardo di un bluff sulla pelle di chi soffre.
Scrivi a direttore@livesicilia.it

