CATANIA – Novantasei giorni. E’ la durata dell’avventura di Beppe Sannino sulla panchina del Catania. Dal 14 settembre al 19 dicembre, neppure il tempo per mangiare il panettone e brindare all’anno che avrebbe dovuto sancire il riscatto del club rossoazzurro. Il tecnico campano si dimette, abbandona quella panchina tramutatasi in una vera e propria polveriera dopo le dichiarazioni ben più che piccate rilasciate dal presidente Pulvirenti lunedì, a mezzo stampa.
Mai un contatto diretto tra le parti, mai uno scambio di vedute in separata sede. Un sinistro silenzio calato dopo parole al vetriolo. Poi la diplomatica rinuncia, da parte dell’allenatore, ad una cena con la squadra al completo per evitare il contatto con l’ad Cosentino. E lì, anche la speranza di chi si è speso per perorare la causa dell’artefice del miracolo Varese è venuta meno. Una sfiducia maturata in modo graduale ma inesorabile, in virtù di un rapporto che si è andato logorando per responsabilità di risultati che stentavano ad arrivare.
Sul rendimento, bisogna dirlo, ha pesato come una spada di Damocle quell’interminabile serie d’infortuni che hanno reso complicato il brevissimo interregno di Sannino, reo (a detta dello staff dirigenziale) di aver contestato in modo plateale l’operato di Giampiero Ventrone, i cui metodi di lavoro non sono affatto piaciuti all’ex guida del Watford. Già questo un segnale che aveva fatto partire i titoli di coda ancor prima dell’ufficializzazione di una notizia oramai scritta, che attendeva solo la pubblicazione e la divulgazione sugli organi d’informazione.
Ora si riparte, curioso scherzo del destino, da dove Sannino aveva iniziato, ovvero da Maurizio Pellegrino. Una soluzione pro tempore, in attesa di conoscere il vero protagonista da mandare – dopo il sacrificio dei suoi predecessori – sull’altare di un trionfo sin qui solo annunciato. L’eroe chiamato a compiere, con spirito gladiatorio, un miracolo al limite dell’eresia. Ricaricare un ambiente depresso, recuperare la caterva di clienti fissi dell’infermeria di Torre del Grifo, risalire la china a suon di vittorie, spingere la squadra verso le zone nobili della classifica, quelle che a rigor di logica dovrebbero competere ad un re rimasto nudo proprio all’alba della stagione fredda.
Sannino esce di scena, il Catania resta in attesa di debuttare sul palcoscenico della rinascita. Il punto di partenza della terza gestione tecnica è francamente disastrato, tuttavia la situazione non è del tutto compromessa. Si preannuncia un Natale amaro per gl’innamorati della casacca rossoazzurra, ma c’è ancora tempo per gustare il dolce di una promozione che, se arrivasse in extremis, andrebbe magicamente a ricomporre una frattura tra tifosi e club che al momento appare insanabile.