Santapaola, la droga a Catania e la fiducia del capo

Santapaola, la droga a Catania e la fiducia del capo

Altri elementi affiorano tra le carte dell'inchiesta dei carabinieri "Sangue blu".

CATANIA. Non è certo la fiducia ad animare il rapporto tra uno spacciatore e i suoi clienti. Non ci sono Carte fedeltà, quando si tratta l’acquisto di cocaina. E quando Gabriele Santapaola, uno dei presunti fornitori di cocaina arrestato nell’operazione “Sangue blu” – nell’ambito dell’inchiesta dei carabinieri del comando provinciale che ha mandato a gambe all’aria gli affari e portato in carcere i nuovi capi del clan Santapaola-Ercolano – sente dire a uno dei suoi “ragazzi”, che ha accettato la restituzione di due etti di coca 10 giorni dopo la cessione, perché di “pessima qualità”, va su tutte le furie e sbotta con parole che suonano grossomodo così: non vi fate fregare dai clienti.

Il diritto di recesso, insomma, scade subito, quando c’è di mezzo Cosa Nostra, anche perché pure un “uomo d’onore”, poi, deve andare a pagare il proprio fornitore, che di certo avrebbe difficoltà a credere alla buona fede dei suoi clienti. Per questo Santapaola fa capire che quegli acquirenti, da lì in avanti, li avrebbe messi da parte. Anche perché quella coca, lui dice di esserne certo, era di ottima qualità.
“Questo dopo dieci giorni te la torna, per fare cosa? Ora cosa ti ha tornato? La stessa cosa ti ha tornato? Dopo dieci giorni? Ma cosa stai dicendo ‘mbare, ‘u gesso… ma che “spacchiu” su scimuniti o ti vogliono fare la truffa a te”.

Santapaola rifornisce gli spacciatori. Ed ha i suoi canali

Santapaola, in sostanza, emerge come una sorta di fornitore dei singoli pusher. E le cifre di cui si parla sono importanti. Una delle accuse, contestata a lui e a Antonino Santapaola, è di aver venduto marijuana a 1.600 euro al chilo, prima di febbraio del 2018, per un totale di 29 mila euro. Ma non è certo l’unico a fare affari “d’oro”: Gaetano Sortino, altro arrestato, nell’autunno del 2019 si sarebbe occupato della marijuana skunk, un particolare tipo di erba, e ne avrebbe venduto 15 chili a 1.300 euro al chilo. In un’altra occasione, Santapaola avrebbe acquistato 100 grammi di coca da Francesco Platania per poi rivenderla ad Angelo Antonio Castorina e a Simone Scimè per 4.200 euro. A loro volta avrebbero dovuto cederla ad altri.

Per quanto riguarda l’erba, emerge anche che una piantagione si trovava in un altro territorio, un paese dove il “produttore” sarebbe stato tentato da altri potenziali acquirenti. E a un certo punto, Gabriele Santapaola, per non rischiare di avere concorrenza, opta per una captatio benevolentiae nei confronti del capo della zona. Lo racconta a Turrisi: “Gli ho fatto una proposta. Gli ho detto: “’Mpare, siccome tu sei un “frate” mio, io è giusto che te lo devo dire perché il paese è tuo, ti do questi 10.000 euro a te, qualsiasi problema a me non interessa”. Il succo del discorso, ad ogni modo, contiene un’implicita minaccia. “Sei preso di stolto e cosi non ne vendi più. Perché tu prima lo devi dire a me, lo prepari a me”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI