Santuzza, non dormire più - Live Sicilia

Santuzza, non dormire più

E’ come se nella pace della tua grotta posta lassù sul monte che ci sovrasta Tu abbia deciso di voltarti dall'altra parte dando le spalle a una città che non forse ti merita.

Santuzza,

noi Palermitani ti adoriamo da quando apparisti a Matteo annunciandogli la morte mentre lo designavi messaggero di salvezza dalla peste che ammorbava la città. E dopo la processione delle Tue reliquie, che interruppero il contagio invece di alimentarlo, soppiantasti nella devozione di un popolo stremato la quattro Sante che ti precedevano. Da allora, noi Palermitani ci rivolgiamo a Te nel momento della gioia e, molto più spesso, in quello del dolore e confidiamo che la Tua intercessione ci possa sollevare dalle nostre piccole e grandi pestilenze. Lo abbiamo fatto tante volte in quasi quattro secoli. Ad esempio, esattamente settant’anni fa quando le bombe dei “liberatori” seminarono terrore e morte tra gli innocenti. Ed ancora cinquant’anni dopo, quando quell’eco di bombe assassine d’innocenti squassò di nuovo la città.

La nostra Fede e il nostro Amore per Te non sono mai venuti meno. Eppure, a guardare questa nostra città deturpata dai suoi mille bubboni, pare che Tu ti sia stancata di elargirle le tue Grazie. E’ come se nella pace della tua grotta posta lassù sul monte che ci sovrasta Tu abbia deciso di voltarti dall’altra parte dando le spalle a una città che non forse ti merita. Una città dove vige la legge del più violento, sia esso marito, amante o taglieggiatore. Una città dove chi cerca un lavoro non lo trova, mentre chi ce l’ha non sa onorarlo. Una città con il mare in gabbia e con il fetore dello smog e della sporcizia che sale fin lassù dove Tu riposi. Una città che sembra aver perso persino la speranza.

Verremo in tanti, come sempre, al Cassaro dietro il tuo carro. Lo seguiremo nel suo passaggio attraverso le sedi del Potere giù fino al mare, da dove la peste entrò tra noi. E applaudiremo festanti all’ennesimo, e sempre più vacuo, “Evviva” del primo dei Palermitani. Ma tu, Santuzza mia, non ci deludere. Svegliati dal tuo torpore. Illumina le menti di chi può e quelle di chi non deve più. Consola chi soffre e dona la speranza a chi non spera. Insinua il germe del rispetto per l’altro nel suolo del più arido dei cuori. Guarda quaggiù la tua Palermo appestata e, una volta ancora, liberala dal male. E così sia.

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