PALERMO – È arrivato il momento del silenzio e del raccoglimento per la famiglia e gli amici più intimi di Sara Campanella, la giovane studentessa universitaria uccisa a Messina dal collega Stefano Argentino con cinque coltellate tra la testa e il collo.
Il ritorno di Sara a Misilmeri
La salma è rientrata oggi pomeriggio in una Misilmeri ancora sotto choc. Prima di arrivare in paese, il carro funebre ha attraversato le strade di Palermo, poi di Villabate e infine di Portella di Mare, la frazione dove viveva. Con la scorta di vigili urbani e carabinieri, è stato il silenzio delle persone che le hanno voluto porgere un omaggio a puntellare quel viaggio che non ci sarebbe mai dovuto essere.
Sono stati giorni sconvolgenti per la famiglia Campanella, segnati dal dramma, dagli adempimenti necessari del caso, ma anche dall’affetto tributato dalla comunità dell’ateneo peloritano.
Ora però è arrivato il tempo di fermarsi per vegliare in maniera ristretta le spoglie di una ragazza andata via quando aveva ancora una vita davanti. E tanti progetti da realizzare, a partire dalla laurea, che riceverà purtroppo alla memoria. Il dolore dei genitori è immane e va rispettato.
La camera ardente e il lutto pubblico
Domani sarà allestita la camera ardente, dalle 10.30 del mattino, nella chiesa delle Anime Sante in piazza Comitato. Il funerale sarà lunedì, celebrerà monsignor Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo.
Sarà lutto in tutta la provincia, bandiere a mezz’asta in tutti i comuni. Così ha stabilito il sindaco metropolitano Roberto Lagalla. Lo ha deciso in onore di Sara, ma anche di Laura Papadia, anche lei palermitana, uccisa di recente dal marito a Spoleto. Un gesto che interpreta plasticamente un dolore che va ben oltre i confini territoriali.
Un sentimento che a Misilmeri è sentito in maniera particolare. E non poteva essere altrimenti. In un bar del centro, stamani, è apparso il manifesto con quella frase che faceva capolino sulla pagina Facebook di Sara: “Mi amo troppo per stare con chiunque”. Parole che – con il senno di poi – hanno un sapore amaro.
Le parole di Gino Cecchettin
“Ogni ricatto non è segno d’amore, mai, è una forma forte di violenza, perché genera nell’altra persona un senso di colpa che intrappola. Davanti a un ricatto rivolgetevi a un’autorità, a un docente, alle forze dell’ordine”.
Sono le parole di un genitore che sa che esattamente quanto sia devastante fronteggiare un amore tossico. Gino Cecchetin, padre di Giulia, ha commentato con il Corriere della sera i due recenti femminicidi che hanno scosso da Nord a Sud l’opinione pubblica. La morte di Sara e quella di Ilaria Sula.
Intanto, il capogruppo di Fratelli d’Italia al comune di Messina, Libero Gioveni, ha proposto la cittadinanza onoraria per il padre e la madre di Sara Campanella. Un gesto di vicinanza, certamente. Al momento, però, occorre rispettare il riserbo della veglia, lo strazio di una notte che un genitore non dovrebbe conoscere.