"Sas, assumeremo i 134 lavoratori | Lo Stato non abbandoni la Sicilia" - Live Sicilia

“Sas, assumeremo i 134 lavoratori | Lo Stato non abbandoni la Sicilia”

Parla l'assessore all'Economia Gaetano Armao: "I Pip e la Resais? Lavoriamo a un accordo con Roma"

PALERMO – “I 134 ex lavoratori delle partecipate saranno assunti in Sas: la legge lo consente”. Gaetano Armao, vicepresidente della Regione, risolve in modo lapidario la questione che è costata la poltrona di presidente di Sas a Marcello Caruso, dopo la sostanziale sfiducia del presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè. Armao è a Roma dove ha espresso in conferenza Stato-regioni il parere della Sicilia sulla manovra. Nei tavoli romani infondo sono aperti i dossier che potrebbero essere risolutivi per le questioni siciliane lo stesso assessore all’Economia infatti ricorda: “Lo Stato ci chiede un miliardo e mezzo all’anno. È una situazione insostenibile”.

In questo primo anno di governo le questioni finanziarie sono state sempre all’ordine del giorno. La giunta ha varato 20 documenti economici e 13 sono stati esaminati dall’Ars. C’è il rischio che il Parlamento non abbia il tempo di legiferare?
“Abbiamo dovuto approvare due Defr (Documento di economia e finanza, ndr) il bilancio consolidato e il rendiconto del 2016, poi ancora quelli del 2017. Il passato governo regionale ha creato un ingorgo. Adesso sarà tutto più normale”.

L’ultimo dei documenti finanziari all’esame dell’aula è il ddl sulle variazioni di bilancio approvato in commissione con una maratona notturna. Cosa proverà a portare a casa il governo?
“Il mio assessorato in questo caso ha dovuto fare operazioni meramente tecniche. Abbiamo chiesto dove non c’erano risorse impegnate e le abbiamo rimesse in movimento. Senza questa operazione le risorse che utilizziamo non sarebbero state usate. Così, invece, serviranno per fare due tipi di uscite: ‘spesa rigida’, come è quella per il pagamento degli stipendi, e ‘spesa straordinaria’ che si è resa necessaria e urgente, come ad esempio quella per la pulizia dei letti dei fiumi”.

Insomma assessore, chi rimprovera al governo di operare tagli senza una visione politica, sbaglia?
“Sì, le variazioni di bilancio non tolgono niente a nessuno. Il contenuto del disegno di legge è principalmente tecnico. Si consente l’utilizzo di risorse che altrimenti sarebbero andate in disimpegno. Senza questa operazione, la spesa diventerebbe improduttiva. In questo non c’è scelta politica. I soldi si prendono nei capitoli dove ci sono risorse disponibili. Naturalmente poi c’è l’aspetto del controllo, questo sì: politico, su come i dipartimenti hanno applicato le norme. Non è questo però il compito del ddl in esame. Le questioni veramente politiche sono rimandate quando si tratterà la legge di stabilità”.

Allora le critiche sulla ripartizione delle risorse ai Comuni in dissesto e chi accusa le preferenze per il Comune di Catania sono infondate?
“Quelli per Catania sono fondi che spettavano già alla città. La questione però è un’altra..”

E quale?
“La Sicilia non ha la competenza in materia di finanza locale. Ha solo la competenza in materia di ordinamento degli enti locali che è cosa diversa. Ora la stagione della crisi degli enti locali deve essere risolta con lo Stato che ha la competenza. Tutto è nato da quando i Comuni hanno iniziato a gestire autonomamente le entrate tributarie dimostrando una scarsa capacità di riscossione. Contemporaneamente a questo processo, il governo centrale ha iniziato a chiedere alla Sicilia un contributo per il risanamento della finanza pubblica che vale 1,35 miliardi a cui si sommano 218 milioni di split payment (l’Iva che la pubblica amministrazione non paga alle imprese ma versa direttamente allo Stato, ndr.) La Regione non potendo sottrarre risorse alle spese per il suo funzionamento ha così ridotto le assegnazioni agli enti locali. Per questo abbiamo impugnato il bilancio statale e abbiamo avviato un negoziato con Roma perché lo Stato torni ad rispondere dei suoi doveri”.

Sia per i Comuni in dissesto che per le ex Province, allora, la soluzione non verrà dalla Regione.
“La Regione non può farsi carico di tutti questi oneri è necessaria una soluzione strutturale. Registriamo, ad esempio, un processo che dà il senso di quanto sta accadendo. Il prelievo forzoso sui Liberi consorzi e sulle Città metropolitane siciliane vale circa 277 milioni eppure lo Stato pensa di dare alle ex province italiane 250 milioni per scuole e strade. Quanto viene tolto alla Sicilia viene diviso in tutta Italia”.

Con il ddl sulle variazioni di bilancio, però, provate a dare una mano istituendo un fondo di garanzia per i comuni in dissesto dal valore di 4 milioni. In cosa consiste?
“Si tratta di un fondo che dovrebbe avere un effetto moltiplicatore del 10%. La Regione dovrebbe così garantire le anticipazioni delle banche verso i Comuni per 40 milioni. Un modo per pagare gli stipendi dei dipendenti”.

Non sono pochi?
“La questione è sempre la stessa: le variazioni di bilancio servono per la spesa di qui a quando chiude la Cassa regionale: attorno al 20 dicembre. Durante la sessione di bilancio si valuterà l’ipotesi di rimpinguare il fondo. Ma tutto dipende anche da come si evolverà il confronto con lo Stato: non possiamo essere lasciati soli”.

Un’altra delle critiche riguarda i soldi che vengono prelevati dal fondo inutilizzato per il cofinanziamento regionale alla misura del Rei?
In commissione mi sono impegnato perché nella prossima manovra il fondo sia rimpinguato anche alla luce del fatto che queste somme, nell’anno corrente, non sono state impegnate”.

In questi giorni sotto Palazzo d’Orleans, gli ex Pip protestano. Qual è la soluzione all’impasse generatasi dopo l’impugnativa dello Stato?
“Il passaggio in Resais programmato per il primo gennaio 2019 è impedito dal ricorso. Quel termine è così differito. Noi abbiamo difeso la norma di fronte la Corte Costituzionale ma stiamo lavorando anche per una soluzione più veloce che superi la censura trovando con lo Stato un accordo per consentire il passaggio”.

Una domanda obbligatoria riguarda Sas. La proposta alla giunta per dare il via libera alle assunzioni dei 134 ‘albisti’ portava la sua firma. Quello che è successo dopo è alle cronache. I lavoratori si chiedono però se saranno assunti. Come si concluderà questa vicenda?
“Io condivido l’interpretazione fornita dal ragioniere generale su cui si basava quella decisione: la legge ci consente di assumerli e quindi è questa la strada da seguire. Quelle dei 134 lavoratori delle ex Partecipate in Sas non sono nuove assunzioni, è gente che aveva un contratto a tempo indeterminato ma che è stata licenziata”.

Cosa pensa dell’entrata a gamba tesa del presidente dell’Ars Miccichè?
“Io mi occupo di atti amministrativi”.

All’ordine del giorno dell’Ars rimane da approvare il bilancio consolidato della Regione, che portò allo scontro con la Corte dei conti. Voi volevate introdurre in un unico documento le risultanze contabili del giudizio di parifica ma i giudici non accettarono questa interpretazione. Come valuta a distanza di qualche giorno quanto successo?
“Fu solo una differenza di visione rispetto agli orientamenti giuridici da seguire e all’interpretazione da dare alle norme”.

Poi ci sarà lo scoglio della Finanziaria. Riuscirete ad approvarla entro il 31 dicembre?
“Noi facciamo di tutto per farcela. È giusto che ci sia una ciclo del bilancio regolare e che l’amministrazione possa agire fin dai primi dell’anno in modo regolare senza avere l’obbligo di spendere in dodicesimi. Inoltre, come indicano le norme al riguardo, la legge di stabilità conterrà solamente articoli che prevedono un diverso ammontare delle entrate e delle spese. Sarà leggera. La normativa di riordino e variazione alle autorizzazioni di spesa sarà poi contenuta nel collegato”.


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