Medicina, compravendita di esami |Chiesta condanna a sei anni - Live Sicilia

Medicina, compravendita di esami |Chiesta condanna a sei anni

Alla sbarra Giovanbattista Caruso, addetto alla segreteria universitaria e Giuseppe Sessa, autista. I due avrebbero "venduto" a circa 250 euro ogni esame fantasma, con questo sistema uno studente riuscì (anche se per pochi giorni) a laurearsi.

CATANIA – Sei anni di reclusione. E’ questa la richiesta di pena avanzata dalla Procura per i due dipendenti dell’Università di Catania, protagonisti dello scandalo “lauree false” alla Facoltà di Medicina approdato nelle aule giudiziarie. A termine della requisitoria il pm dunque ha chiesto al Gup Alessandro Licciardolo la condanna per i due imputati, Giovanbattista Caruso, l’addetto alla segreteria dell’Ateneo e Giuseppe Sessa, autista dell’Ateneo. I due sono accusati a vario titolo di falsità ideologica, associazione a delinquere, corruzione e accesso abusivo a sistema informatico e telematico.

L’inchiesta scattò lo scorso anno, quando, il Rettore con un provvedimento annullò la laurea in Medicina appena conseguita con 110 da uno studente siracusano. Dalla denuncia alla Procura dello stesso Pignataro sono partite le indagini della Guardia di Finanza che hanno svelato il meccanismo di “compravendita di esami” che avrebbero creato Sessa e Caruso. I due avrebbero “venduto” a circa 250 euro ciascun “esame fantasma”. Le materie sarebbero state registrate tramite il sistema informatico on-line dell’Università: lo studente “beccato” avrebbe ottenuto così ben 19 materie, per un esborso di 2500 euro, che gli avrebbero permesso di ottenere l’agognato titolo di “Dottore”.

Una lettera anomina a Pignataro firmata “gli studenti in Medicina” però fece scattare un accertamento interno amministrativo che portò a scoprire l’accesso abusivo al sistema informatico.  Da qui l’esposto alla Procura e il provvedimento che ha di fatto annullato la “laurea”. Le indagini delle Fiamme Gialle evidenziarono che anche un collega del “dottore mancato” aveva “usufruito” del sistema di Sessa e Caruso per “l’acquisto” di una materia.

A dicembre, quindi appena due mesi dopo lo scandalo della laurea annullata, la Procura emise l’ordinanza e i due dipendenti dell’Ateneo finirono ai domiciliari. I due studenti hanno evitato la misura cautelare soltanto perchè hanno confessato le responsabilità. A marzo è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio per tutti e quattro: i due giovani hanno chiesto il patteggiamento, a cui la Procura, rappresentata dalle pm Lina Trovato e Tiziana Laudani, non si è opposta anche in considerazione della piena collaborazione dei due giovani, che fin da subito hanno ammesso le loro responsabilità.

Il processo, che si svolge con il rito abbreviato, è stato aggiornato al 21 gennaio, in quella data si svolgeranno le arringhe dei difensori. La sentenza potrebbe slittare solo se l’accusa o i legali della difesa chiederanno al Gup una nuova udienza per eventuali repliche. Giuseppe Sessa, l’autista dell’Università, nel corso dell’interrogatorio di garanzia ammise le sue responsabilità mentre Giovanbattista Caruso ha sempre respinto le accuse: “Nell’ufficio – ha replicato – c’erano dodici postazioni dalle quali era possibile accedere al sistema informatico”.

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