Crocetta, Crisafulli e Firrarello | Il feudo elettorale non esiste più - Live Sicilia

Crocetta, Crisafulli e Firrarello | Il feudo elettorale non esiste più

A Enna la sconfitta dell'ex senatore Pd è storica. Il governatore invece perde clamorosamente in casa. Mentre a Bronte si "sgonfia" il potere dei big di Ncd, così come a Mussomeli quello di Totò Cardinale. Ma a Raffadali...

 

PALERMO – È come se la foto variopinta del governatore fosse improvvisamente ingiallita. O come se l’immagine stentorea dell’ex senatore e sovrano di Enna si fosse afflosciata sul proprio piedistello. O ancora, è come se in un lampo il “signore” di Bronte si fosse trovato senza scettro, nudo. Le elezioni amministrative siciliane hanno messo i sigilli a feudi decennali. A contee politiche, a enclavi elettorali: isole di consenso nell’Isola.

Hanno perso. Ha perso Rosario Crocetta a casa propria. Ha perso Mirello Crisafulli, in prima persona. Ha perso Pino Firrarello (e con lui il discusso, soprattutto negli ultmi giorni, sottosegretario Giuseppe Castiglione). Big caduti sotto i colpi dei propri concittadini. Che dopo anni di fiducia hanno voltato loro le spalle. Così come era accaduto già al primo turno. Già per un altro ras come Totò Cardinale, il cui candidato è stato messo ko a Mussomeli.

Dietro ogni feudo che scompare, travolto da un lato dall’energia grillina, dall’altro dalle tensioni nemmeno troppo nascoste del Pd, dall’altro ancora dall’irrilevanza assunta dal Nuovo centrodestra di Alfano, c’è una storia che in un certo senso ridisegna le storie dei singoli Comuni.

Il presidente Crocetta, a caldo, ha assicurato che “rispetterà la democrazia”. E meno male. Ma il rispetto nei confronti della libertà di voto, manifestato dal governatore che ama ricordare di essere stato eletto direttamente dai cittadini, non può nascondere una debacle clamorosa. Rosario Crocetta ha perso in casa. Lì, dove ha rivestito per anni il ruolo di primo cittadino, trampolino verso una carriera politica che lo vedrà prima eurodeputato, poi governatore “eletto dai cittadini”. Ma i cittadini di Gela, al presidente della Regione non hanno dato fiducia, mandando a casa il sindaco uscente Angelo Fasulo, nonostante il governatore le avesse provate tutte. Utilizzando, ad esempio, il proprio carisma e sostenendo in prima persona Fasulo, su un palco addobbato dai simboli di un Megafono sempre più scarico, e sommerso dai fischi dei gelesi. Una manifestazione d’insofferenza forse sottovalutata dallo stesso governatore. E che invece era già spia di quello che sarebbe accaduto col risultato del primo turno, e poi col ballottaggio. Perde Fasulo, e con lui perde Crocetta e tutto il Partito democratico, che aveva ufficialmente sostenuto il sindaco uscente anche con toni assai polemici nei confronti del Movimento cinque stelle. I grillini, dal canto loro, hanno mandato a gambe all’aria da un lato le speranze del presidente, che poteva fare affidamento sulle leve del governo regionale (opportunamente mosse, ad esempio, con la decisione di un condono edilizio giunto a tre giorni dal voto), e dall’altro lo schema vincente altrove dato dall’alleanza Pd-moderati: a Gela il candidato di Ncd Enzo Greco, arrivato terzo al primo turno, ha apertamente sostenuto Domenico Messinese, il sindaco eletto. Una vittoria del candidato, del partito, e anche di chi lo rappresenta in quel territorio: l’ex capogruppo ed esponente di spicco del gruppo parlamentare a cinquestelle, Giancarlo Cancelleri, entrato ripetutamente in polemica in questi mesi e anche negli ultimi giorni, con Rosario Crocetta.

Il governatore si potrà consolare con la sconfitta di un suo “nemico giurato”. La candidatura a sindaco di Mirello Crisafulli a Enna era stata criticata apertamente da Crocetta persino in una sede istituzionale come la commissione nazionale antimafia. E Mirello ha perso. Ponendo fine a un’era. Quella dell’ex senatore e sovrano del capoluogo ennese, in quel territorio dove tutt’ora ricopre il ruolo di segretario provinciale del Pd. Quel partito che, tramite la voce del vicesegretario nazionale Debora Serracchiani, lo aveva “scomunicato” a pochi giorni dalla presentazione delle liste. Ma Mirello è andato avanti, presentandosi con un simbolo contraffatto del Partito democratico, nonostante l’appoggio apertamente espresso di vertici regionali democratici, Fausto Raciti in testa. Sconfitti, ovviamente, anche loro. Ma che stesse succedendo qualcosa, a Enna, si era capito fin dal primo turno. Non tanto e non solo per la mancata vittoria al primo turno di Crisafulli, quanto per l’enorme divario tra i voti giunti alle liste che lo hanno sostenuto e quelli arrivati allo stesso candidato: oltre il 55 per cento, la percentuale dei partiti. Ben quindici punti in meno, poco sopra il 40 per cento, quelli di Mirello. E le storie parallele di Crocetta e Crisafulli, forse, magicamente, meraviglie della politica, per un attimo si sono incrociate. Mentre il centrodestra giocava dalla parte dei grillini a Gela contro Fasulo, il pentastellati a Enna avrebbero sostenuto il candidato “anti-Crisafulli”: Maurizio Dipietro, un passato anche nel Pd e che ha finito per coagulare attorno a sé tutte le forze che si opponevano al “vicerè” di Enna.

Ti sposti verso il nord della Sicilia, verso le terre del pistacchio e vedi un altro feudo scomparire. È quello di Pino Firrarello, ma non solo ovviamente. Perché la signorìa dell’ex senatore azzurro si è, negli anni, estesa alla famiglia. Quella politicamente rappresentata addirittura da un sottosegretario come Giuseppe Castiglione. A Bronte, il candidato sponsorizzato da Firrarello, Salvatore Gullotta non riesce a superare l’asticella del 43 per cento al ballottaggio, sconfitto dallo sfidante di centosinistra Graziano Calanna. E anche in questo caso, dal primo turno era arrivato un segnale chiaro ai “signori politici” di Bronte. Il nipote di Firrarello, e figlio di Castiglione, Carlo Maria Castiglione, appena 20 anni, ha ottenuto “solo” 238 voti. Non pochi. Ma è solo il nono, in termini di preferenze, tra i candidati al consiglio comunale. Non è più stagione di trionfi per i vecchi vicerè di Sicilia. E al primo turno, in effetti, era arrivato un altro scivolone: nemmeno Totò Cardinale era riuscito a far vincere il proprio candidato sindaco. In quelle ore, invece, a Raffadali si brindava al nuovo sindaco. Per soli cinque voti veniva eletto primo cittadino Silvio Cuffaro. Non una novità, per il fratello dell’ex governatore in carcere per favoreggiamento alla mafia. Silvio Cuffaro era stato eletto sindaco già otto anni fa e ha ricoperto quel ruolo fino al 2012. A guardar bene, qualche feudo in Sicilia esiste ancora.


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