Schifani in Sicilia, il peso medio che piace al centrodestra

Schifani in Sicilia, il peso medio che piace al centrodestra

Il centrodestra crede nella svolta. Ma le incognite non mancano.
LE ELEZIONI REGIONALI
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“Ho sempre anteposto gli interessi della mia terra a qualsiasi ragionamento politico personalistico e anche stavolta ho agito nello stesso modo! Ho scelto la Sicilia #InSiciliaPerLaSicilia”. Ieri, con un tweet munito di regolamentare hashtag, Renato Schifani ha sancito il suo ingresso nella campagna elettorale per Palazzo d’Orleans. Lo ha fatto con il consueto passo istituzionale, felpato e accorto. Tutto è misurato e prudente alle sue latitudini. Ecco perché l’ex presidente del Senato, nella presente disfida, può essere definito un peso medio. Anche nel senso della posizione, considerato che dovrà barcamenarsi in mezzo alle richieste di tutti che saranno, almeno, sicuramente ascoltate. Quei tutti, infatti, con le liste e il trascinamento del voto, hanno in mente di portarlo alla presidenza della Regione. E – stando alle voci che diffondono – sono abbastanza sicuri di riuscirci.

Schifani si è trovato nelle tenzone, un po’ come il tenero Giacomo della Settimana Enigmistica. Sì, l’omino con il cappello che rimandava, invariabilmente, all’ultima pagina per giustificare la sua improvvisa presenza un po’ rarefatta e inattesa, nella concitazione dei fogli. Ma, infine, ogni aspettativa riceveva soddisfazione. Così, come uno che arriverà, deve guardarlo il suo popolo partitico. Come uno che navigherà senza intoppi, non innalzando muri, ma creando sentieri. Che, in politica, significa condividere decisioni, strapuntini legittimi e corrispettivi posti al sole. Certo è che la carta è stata giocata all’ultimissima mano, con un senso di precarietà che si va solidificando nella convinzione di una vittoria vicina.

“L’ho visto all’Ars – racconta qualcuno che occupa un posto di primo piano, anche lui cauto nel non scoprirsi -. Siamo partiti. Schifani vincerà perché è un ottimo candidato, per le liste e per l’effetto trascinamento delle politiche che vedranno il trionfo del centrodestra. Siamo esattamente nello schema che ha portato Roberto Lagalla a diventare sindaco di Palermo. Il centrosinistra era partito in vantaggio, ma, proprio come a Palermo, si è perso per strada”.

E Nello Musumeci? Chi gli è vicino dice che il presidente sta vivendo ancora i giorni della cocente delusione, per non potere concorrere per un bis che considerava intoccabile. Tuttavia, anche a lui la candidatura di Schifani piace moltissimo; la sente sua, tanto che l’ha battezzata in una chiacchierata con LiveSicilia.it con un post su Facebook di qualche giorno fa: “Ho ricevuto in serata una piacevole telefonata da Renato Schifani. Gli ho rinnovato il sentimento di amicizia e stima che ci lega da tanto tempo. L’ho ringraziato per avere sempre difeso le ragioni del mio governo, in coerenza col suo profilo istituzionale. Siamo stati i primi, con Fratelli d’Italia, a proporre ieri il suo nome e saremo leali con lui anche in questa non facile ma esaltante competizione elettorale regionale”. Da lì, insomma, non verranno brutte sorprese.

Tutto a posto, dunque, nella narrazione di chi si sforza di spiegare che Renato Schifani è già il presidente della Regione in pectore? Niente affatto. Quella di Caterina Chinnici resta una candidatura di spessore, con buone carte, a sua volta, da giocare. Cateno De Luca combatterà, senza cedere, fino all’ultima preferenza. Rimane da valutare l’impatto del competitor terzopolista, Gaetano Armao. E poi stiamo pur sempre parlando del centrodestra, lì dove quello che ieri era vero potrebbe non esserlo domani (semicit). Ecco perché l’ultima pagina sembra ancora molto lontana. (Roberto Puglisi)


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