"Musumeci coinvolga i partiti, a Palermo scegliamo il migliore" - Live Sicilia

“Musumeci coinvolga i partiti, a Palermo scegliamo il migliore”

Il senatore Renato Schifani a tutto campo

PALERMO – Centrodestra: la ricetta di Renato Schifani. L’ex presidente del Senato dopo due mesi di assenza, legati a un intervento chirurgico molto delicato che lo ha portato a stare a riposo, rompe il silenzio. Schifani, politico navigato e d’esperienza, parte dal mutamento in termini di rapporti di forza interni al centrodestra. E chiede che sulla scia degli insegnamenti di Silvio Berlusconi i nuovi leader imparino a fare un passo indietro quando in ballo c’è la tenuta della coalizione. Schifani non nutre dubbi circa la fedeltà degli alleati in sede di voto al Quirinale, esprime invece qualche perplessità sulle difficoltà legate ad individuare un candidato a Palazzo delle Aquile. Auspicando una scelta che nasca sul territorio, invita a fare sintesi e puntare sul “migliore” per scongiurare gli esiti nefasti rastrellati nell’ultima tornata amministrativa nazionale. E a Nello Musumeci chiede un maggiore coinvolgimento dei partiti nell’azione di governo come il bon ton istituzionale richiede. Come sa bene Mario Draghi. 

Senatore Schifani, rompiamo il ghiaccio: il centrodestra esiste ancora?

Il centrodestra come sommatoria di partiti esiste ancora grazie a una storia di vittorie e alleanze territoriali volute dai cittadini. Non vi è dubbio che prima era un centrodestra e adesso è un destra-destra-centro perché i numeri sono cambiati e figure di grande federatore come Silvio Berlusconi, con tutto il rispetto per gli alleati, onestamente non le vedo. Tante volte vivendo accanto a Berlusconi da capogruppo mi sono sentito dire “Renato, quando c’è da fare un passo indietro su qualche scelta, rinunciando a qualcosa sull’altare della coalizione, essendo il primo partito siamo tenuti a farlo noi per tenere la coalizione unita”. Questa riflessione non mi pare di riscontrarla nei nuovi leader

Pensano più alla crescita dei loro partiti?

Sì, c’è meno spirito aggregante e più spirito individualista (giusto o sbagliato che sia). E’ cambiato lo spirito perché manca il grande federatore che tra l’altro è stato il grande fondatore.

Visto che sta parlando di Silvio Berlusconi, non posso non chiederle se marcerete uniti nella corsa al Quirinale e se questo ruolo verrà riconosciuto al Cavaliere proprio in quella sede?

Questo la coalizione glielo riconosce in pieno, ne sono convinto. Non metto in dubbio l’impegno dei partiti di coalizione a sostenere Silvio Berlusconi perché siamo vicini al traguardo: non mancano molti voti. Non vedo perché dovrebbero venir meno a questo impegno. Il clima è sereno tra di noi. Ciò a cui mi riferisco è l’esito negativo delle ultime elezioni amministrative nazionali dove abbiamo perso perché ha prevalso lì la logica dell’individualismo di qualche leader sbagliandole tutte.

A proposito di amministrative. A Palermo si troverà la quadra? La spaventa la pletora di candidati in corsa?

Per Palermo, una volta tanto, vorrei parlare più da cittadino che non da politico. Anche se politico palermitano. 

Prego.

Auspico che i partiti individuino, al di là delle bandierine che stanno piazzando secondo un gioco più tattico che strategico con propri candidati, una persona che per storia e capacità dia garanzie di buona amministrazione della città, risanando i conti disastrati che ci lascia Orlando. Bisogna scegliere il migliore non sotto il profilo dell’appartenenza partitica: serve un sindaco che rilanci la città. Il mio appello è questo: mettere di lato gli interessi di partito e individuare il migliore. Sono tutti bravi e non voglio fare nomi. Si può fare uno sforzo e dire questo soggetto o questa soggetta, uomo o donna che sia, ci dà garanzie di rilancio amministrativo visto che Palermo è in stato di predissesto. 

Una scelta che effettueranno i leader dei maggiori partiti o i cittadini attraverso le Primarie?

Spero che parta dal territorio e non sia una scelta imposta. Le regole della politica  prevedono comunque che nel momento in cui il territorio non trova una sintesi siano poi le segretarie nazionali per come è sempre stato. Non sarebbe una novità. Certo l’ideale sarebbe una scelta fatta dal territorio. Ma le regole hanno anche delle scadenze e nel momento in cui non si dovesse trovare sintesi, e per  qualche veto di un partito nei confronti dell’altro non si arrivasse alle sintesi, a quel punto sarebbe quasi doveroso devolvere alle segreterie nazionali. 

Stesso problema alla Regione. Si fa un gran parlare della ricandidatura Musumeci che sembra non essere scontata per tante persone compresi alcuni suoi compagni di partito. 

Il tema è uno. Innanzitutto si viene candidati a queste alte cariche, capisco che Musumeci è uscente e il ha diritto a riproporre la sua candidatura. Non ci vedo nulla di strano. Il tema è che alcuni alleati lamentano lo scarso coordinamento di Musumeci, sia con l’aula sia con i partiti, nelle scelte strategiche: se è così occorre correggere la rotta. Cito un esempio. 

Prego.

Venti giorni fa Draghi ha invitato a Palazzo Chigi, per quanto riguarda il mio partito per esempio, Paolo Barelli Anna Maria Bernini e Maria Stella Gelmini come capo delegazione per discutere del bilancio. Non ha parlato di bilancio con i ministri di Forza Italia, ma con i capigruppo cioè con i partiti. E’ giusto che l’interlocuzione sia con loro e non con i rappresentanti dei partiti nel governo. Detto questo, siccome sono i partiti a eleggere il presidente della Regione, mi auguro che questa anomalia, che viene rappresentata, venga risolta perché da ex presidente del Senato riconosco che, quando viene a mancare un’interlocuzione tra il capo dell’esecutivo e il Parlamento, ne soffre naturalmente la funzionalità dell’azione del governo.


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