Scoppia la violenza a Ballarò| Maxi rissa, scattano due arresti - Live Sicilia

Scoppia la violenza a Ballarò| Maxi rissa, scattano due arresti

Polizia e carabinieri intervenuti in massa. Un uomo accoltellato, ferito anche un bambino

PALERMO – Una lite, poi la violenza e la maxi rissa, con tanto di coltelli e bastoni. E’ esplosa la violenza ieri sera all’Albergheria, a pochi metri dallo storico mercato di Ballarò. A darsele di santa ragione un gruppo di palermitani residenti nella zona e alcuni extracomunitari, soprattutto cittaidni originari del Gambia.

Una trentina le persone coinvolte, decine le chiamate giunte ai carabinieri e alla polizia, intervenuti in massa in piazza del Carmine: un gambiano è stato trovato ferito, è stato accoltellato durante gli scontri. Sul posto sono arrivate anche le ambulanze del 118, una delle quali ha trasportato l’uomo all’ospedale Civico.

Ma non si tratta dell’unico ferito: prima della rissa si è infatti verificato il lancio di sassi e bottiglie e altri componenti dei due gruppi sono stati soccorsi dai sanitari del 118, tra cui un bambino raggiunto da una bottiglia lanciata in aria mentre era affacciato al balcone. Ha riportato un ferita lacero-contusa. Sei carabinieri, cercando di placare gli animi sono rimasti feriti: per loro la prognosi fino a 21 giorni, nessuno è in condizioni gravi.

Le indagini per risalire a cosa abbia scatenato la violenza e individuare tutte le persone coinvolte nella rissa sono in corso, ma due gambiani sono già stati arrestati per rissa e lesioni a pubblico ufficiale. Si tratta di Marong Yankuba 43enne e Baladin Janbet un 22enne, senza fissa dimora e già noti alle forze dell’ordine. Per loro si sono aperte le porte del Pagliarelli, in attesa dell’udienza di convalida. Al vaglio degli investigatori ci sono le immagini delle telecamere della videosorveglianza pubblica e di alcuni locali che si trovano nella zona. 

“La questione – spiegano dal comando provinciale dei carabinieri – sarà posta all’attenzione del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, allo scopo di prevedere un presidio delle forze dell’ordine a Ballarò, in modo da scoraggiare ulteriori violenze e possibili rivendicazioni tra i diversi gruppi che popolano il quartiere multietnico del centro città”.

“Abbiamo letto delle analisi approssimative e poco reali di quanto è avvenuto e continua ad avvenire a Ballarò in questi anni. Le associazioni che lavorano nel territorio contestano una certa ricostruzione. Non può passare solo una voce che mortifica il lavoro di tanti parroci e tanti volontari”. Lo dice don Enzo Volpe, che da anni lavora nel centro Santa Chiara del quartiere palermitano dove ieri sera si è verificata una rissa tra extracomunitari e italiani. “In questi mesi – aggiuinge – nonostante il lockdown siamo stati vicini a tantissime famiglie che con alcune associazioni abbiamo assistito. Anche se Santa Chiara è chiuso per rispettare le ordinanze nazionali e regionali, abbiamo cercato di assistere tante famiglie bisognose. Dire che a Ballarò non c’è integrazione, come fa la Lega, è falso. Queste manifestazioni di violenza sono sporadiche. Certo sarebbe opportuna una presenza costante delle forze dell’ordine. Serve più prevenzione e non repressione. Serve un costante controllo e che non sia sporadico e solo dopo che si verificano queste manifestazioni di violenza”.

Le reazioni politiche. “L’inferno scoppiato mercoledì sera a Ballarò, con l’intervento di decine di mezzi dei Carabinieri e della Polizia e il ferimento di un bambino palermitano suona assolutamente intollerabile per una città che si dichiara civile come Palermo”. Lo dicono i consiglieri comunali della Lega Igor Gelarda, Elio Ficarra, Marianna Caronia ed Alessandro Anello. “A prescindere dai motivi che hanno scatenato la rissa tra palermitani e gambiani, non possiamo vedere ridotta la nostra città ad un far-west, a colpi di coltelli, bottiglie e pietre. La verità è che la situazione a Ballarò è complessa, mentre l’amministrazione comunale, a parte qualche intervento spot e qualche taglio di nastro, non ha fatto assolutamente nulla in questo quartiere, se non sventolare una fantomatica integrazione che, come dimostrato dai fatti, è solo nella mente fantasiosa di qualcuno. Non basta organizzare un po’ di balli etnici o ritrovarsi in piazza per dire che siamo tutti fratelli”. “La realtà – concludono – è che il quartiere, che ospita famiglie povere e disagiate palermitane e realtà altrettanto gravi di disagio di immigrati, rischia di diventare una bomba sociale. Siamo sicuri che oggi il sindaco farà le sue dichiarazioni rituali, che ormai conosciamo a memoria, sul fatto che Ballarò e che tutta Palermo sono esempio di integrazione. e di accoglienza. Finito il suo momento mediatico speriamo che il primo cittadino cominci anche a prendere coscienza della situazione reale e grave del quartiere”.

“La dinamica dei fatti di ieri sera a Ballarò ancora non è del tutto chiara e ci piacerebbe che tutta la politica avesse rispetto, per gli abitanti del quartiere e per le vittime di quello che appare come una violenta rissa fra bande di cui hanno fatto le spese anche persone, perfino minori, del tutto estranee alla vicenda. Strumentalizzare i fatti per ottenere qualche piccolo consenso, come fa la Lega in un suo comunicato, ci pare una operazione di grave sciacallaggio, specialmente in un momento così duro per tutta la nostra comunità ed in particolare per chi si trova ad affrontare questa crisi a partire da una situazione di debolezza e di emarginazione, come tanti abitanti dell’Albergheria”. Lo dicono i consiglieri comunali a Palermo di Sinistra Comune: Barbara Evola, Fausto Melluso, Katia Orlando e Marcello Susinno. “Siamo i primi ad essere preoccupati per l’emergente questione sociale aggravata dal Covid-19 – aggiungono – che certamente rischia se non affrontata adeguatamente di determinare tensioni e disgregazione sociale. Pensiamo che la vivacità anche culturale di certi contesti, come Ballarò, e l’attivismo di tanti e tante che provano a “fare comunità” e a costruire ponti in una società che disgrega e esclude siano un valore da affermare e non da demolire, se vogliamo affrontare le vicende davvero e non solo per prendere dei like su facebook”. (ANSA).


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