CATANIA – Un gesto simbolico per essere vicini ai magistrati che lottano ogni giorno contro Cosa Nostra. L’esempio del Pm di Palermo Di Matteo che ha dovuto rinunciare ad andare a Milano per l’interrogatorio di Giovanni Brusca ha scatenato una “rivolta” civica di alcuni movimenti politici e associazioni che hanno organizzato una manifestazione che piano piano sta coinvolgendo molte città d’Italia. Catania entra nella rete della Scorta Civica. Da ieri (e resterà attivo fino al 25 febbraio) è stato allestito un presidio davanti al Palazzo di Giustizia di Piazza Verga che ha come scopo “quello di difendere – spiega Maria Rosa Vitale di Azione Civile – il lavoro dei magistrati antimafia e soprattutto non far vanificare il lavoro portato avanti da Ingroia e che ha portato all’apertura dei processi della trattativa Stato – Mafia che oggi interessa diverse procure in tutta Italia”.
“Vogliamo sensibilizzare – continua – lo Stato affinchè intervenga in maniera decisa affinchè questi magistrati possano svolgere in piena sicurezza il loro lavoro e che possano senza difficoltà poter partecipare alle udienze dei processi”. Parallelamente all’iniziativa promossa da Azione Civile, Fondazione La Città invisibile, I siciliani giovani, il Gapa, Open Mind, Movimento 5 stelle, Agende Rosse, Giustizia e Verità, Lav, Cultura e Progresso, sono state avviate due petizioni una per chiedere la chiusura del provvedimento disciplinare a carico del sostituto di Palermo Di Matteo e l’altro per proporre l’adozione per la scorta dei magistrati del dispositivo “bomb jummer” che permette di captare tramite radar la presenza di ordini.
I promotori ringraziano il procuratore Giovanni Salvi, il procuratore generale Tinebra e il presidente della Corte d’Appello di Catania Alfio Scuto per “la grande sensibilità dimostrata nell’iniziativa tanto da darci – evidenziano – l’autorizzazione in pochissimi giorni”. Una sensibilità che “abbiamo notatto – spiega Agata Sciacca – anche da molti cittadini che si sono avvicinati ed hanno chiesto informazioni sulla nostra iniziativa”. Sembra che un vento nuovo stia soffiando: “Non vogliamo giudici martiri da commemorare, ma magistrati impegnati nella lotta alla mafia da sostenere”.