Scuola, denunciati 232 genitori |Figli "costretti" al lavoro in nero - Live Sicilia

Scuola, denunciati 232 genitori |Figli “costretti” al lavoro in nero

In totale sono 136 gli studenti che non andavano a scuola. I genitori sono indagati. Controlli in tutte le scuole della provincia, e anche nei quartieri "a rischio" di Catania, tra cui San Cristoforo. Dura presa di posizione del comandante Casarsa: "Negato il diritto alla studio".

SANTA MARIA DI LICODIA
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SANTA MARIA DI LICODIA – A soli 11 anni, invece di andare a scuola, aiutava il padre ad accudire il gregge. Il “piccolo” pastore di Santa Maria di Licodia, è solo uno dei 136 casi scoperti dai Carabinieri in una maxi operazione di controllo, pianificata con la Prefettura, contro la dispersione scolastica. Nella cittadina i dati sono allarmanti: i militari hanno denunciato 232 genitori per il reato di inosservanza inosservanza continuata dell’obbligo di istruzione dei minori. Insomma, mamma e papà – secondo gli accertamenti emersi – sono responsabili di aver procurato l’evasione scolastica dei propri figli.

L’OPERAZIONE. I controlli hanno riguardato gli anni scolastici 2012/2013, 2013/2014 e 2014/2015 su tutte le scuole di istruzione primaria e secondaria. Secondo il monitoraggio molti genitori avevano causato o agevolato l’abbandono della frequenza scolastica o la sua interruzione ingiustificata, nonostante la “legge quadro in materia di riordino dei cicli d’istruzione” inpone l’obbligo scolastico fino a 15 anni. I carabinieri stanno monitorando anche l’anno scolastico in corso.

IL PROFILO DEI GENITORI DENUNCIATI. Quasi interamente si tratta di genitori italiani, tranne per due polacchi. La fascia di età è compresa tra i 30 ed i 45 anni. Nella maggior parte dei casi sono operai, ambulanti, braccianti agricoli, muratori, disoccupati, casalinghe, collaboratrici domestiche, operaie e il loro livello di istruzione non va oltre il diploma di scuola media inferiore.

IL FENOMENO. L’obiettivo di questa attività ha un’alta valenza sociologica e non solo di legalità. “Il controllo – scrivono gli inquirenti –  serve ad evitare che, specie negli ambienti rurali, i minori siano avviati ad attività’ lavorative in nero in conseguenza dell’abbandono degli studi, spesso forzato o comunque indotto da contesti socio-familiari degradati”. In molti dei casi emersi, anche grazie alla fattiva collaborazione dei vertici delle istituzioni scolastiche, è stato riscontrato che si trattava di contesti famigliari che presentavano condizioni di disagio. “La gravità del fenomeno della dispersione scolastica – aggiungono gli inquirenti –  più che nei numeri, risiede negli effetti devastanti su quei ragazzi che, non venendo avviati alla scuola e all’istruzione rischiano di andare ad ingrossare le fila della criminalità”.

MONITORAGGIO NELLE ZONE A RISCHIO. Tutte le città della provincia sono oggetto di questo tipo di indagine. La lente di ingrandimento dei militari è focalizzata soprattutto in quelle zone cosiddette a rischio, tra queste i rioni popolari di Catania. I carabinieri assicurano che a questo tipo di monitoraggio, coordinato dalla Prefettura, è interessato anche il quartiere di San Cristoforo dove da anni si registrano percentuali di dispersione scolastiche che molte volte toccano le soglie del 70%.

LE PAROLE DI CASARSA. Sulla dispersione scolastica il Comandante provinciale di Catania, Alessandro Casarsa, dichiara: “La legalità si afferma oltre che con il contrasto al crimine anche con la tutela dei diritti dei più deboli. Il diritto alla istruzione è uno dei più importanti per il futuro dei giovani. Non si può dire di amare i propri figli e poi per interesse li si priva del diritto all’istruzione”.


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