Scuola, i sindacati: "In Sicilia 9mila alunni in meno l'anno prossimo"

Scuola, i sindacati: “In Sicilia 9mila alunni in meno l’anno prossimo”

"Ci saranno 178 posti in meno per la costituzione delle classi"
L'ALLARME
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PALERMO – “La scuola siciliana nel prossimo anno perderà novemila alunni e avrà più precari tra i docenti”. Lo dicono in una nota i segretari regionali di Flc Cgil, Adriano Rizza, Cisl Scuola, Francesca Bellia, e Uil Scuola, Claudio Parasporo, a margine dell’informativa che si è tenuta stamani a Palermo presso l’Ufficio scolastico regionale della Sicilia.

I dati

“L’organico di diritto dei docenti – spiegano – che lo scorso anno ammontava a 58.939 unità, rimane sostanzialmente invariato. Tuttavia ci saranno 178 posti in meno per la costituzione delle classi in deroga, ovvero quelle classi che non rispettano gli indici di status sociale, economico, culturale e di dispersione scolastica previsti dalla legge. Inoltre, nelle classi quarte e quinte della primaria, dove dal prossimo anno entra a regime l’insegnamento dell’educazione motoria, verranno assegnati 420 posti con contratti di supplenza”.

I risvolti negativi

“Questo vuol dire – continuano – che le ore di educazione motoria verranno tolte agli insegnanti delle altre materie, generando il fenomeno dei perdenti posto, e assegnate agli insegnanti supplenti, nonché precari, delle classi di concorso A-48 e A-49”.

Timido incremento sul versante sostegno

“Anche sul versante del sostegno registriamo solo un timido incremento di 870 posti in più in organico di diritto”, continuano i segretari delle tre sigle sindacali.

“Questo – aggiungono – non risolve il problema della precarietà che, per stessa ammissione dell’Amministrazione, ha riguardato nel 2022/23 più della metà dei docenti di sostegno, assunti su posti in deroga, ma auspichiamo sia l’inizio di una progressiva stabilizzazione”.

“Il Mezzogiorno è penalizzato”

“Abbiamo più volte criticato – proseguono – le scelte operate da questo Governo, che non sono sicuramente imputabili all’Usr Sicilia, ma che di fatto penalizzano il Mezzogiorno, laddove si potrebbe aumentare la qualità dell’offerta formativa riducendo il numero degli alunni per classe, stabilizzando i precari, soprattutto nel sostegno, tutelando i diritti dei lavoratori costretti a cambiare sede di lavoro ogni anno, ma soprattutto garantendo quella continuità didattica che anche gli alunni con disabilità meriterebbero”.


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