Scuto, condanna a 8 anni |"Mi aspettavo sentenza più lieve" - Live Sicilia

Scuto, condanna a 8 anni |”Mi aspettavo sentenza più lieve”

Sebastiano Scuto è stato condannato per mafia. Assolto dalle accuse per l'espansione palermitana. Per i difensori sembra esserci spazio per un nuovo ricorso in Cassazione.

CATANIA – Otto anni di carcere per l’ex re dei supermercati, Sebastiano Scuto, accusato di associazione mafiosa. E’ questa la condanna inflitta dalla Corte d’Appello di Catania presieduta da Dorotea Quartararo, che lo assolto invece dalle accuse per l’espansione palermitana. La lettura del verdetto è arrivata intono alle 15: in aula il Pg Gaetano Siscaro, l’imprenditore puntese con il figlio e la moglie e i suoi difensori, gli avvocati Giovanni Grasso e Guido Ziccone. Sebastiano Scuto è arrivato davanti ai giudici perchè secondo la magistratura catanese i suoi affari imprenditoriali erano legati a doppio filo con quelli della famiglia mafiosa dei Laudani, i Mussi I Ficurinia.

La Corte “in parziale riforma della sentenza resa dal Tribunale di Catania del 16 Aprile del 2010 e ritenute le circostanze generiche equivalenti alle aggravanti” ha rideterminato la pena ad anni 8 di reclusione. Ricordiamo che questa decisone arriva dopo l’annullamento con rinvio della Corte di Cassazione della sentenza di secondo grado che aveva condannato Scuto a 12 anni di carcere. La  Suprema Corte non ritenne adeguate le motivazioni dei giudici d’appello in merito alla presunta espansione degli affari di Scuto a Palermo con il “placet” di Provenzano e dei Lo Piccolo. Il cosiddetto “grande progetto” che sarebbe avvenuto a partire dal 2006. La Corte d’Appello ha assolto l’imprenditore puntese dalle accuse sull’espansione palermitana.

Sulla confisca del patrimonio del fondatore del colosso della grande distribuzione la Corte ha riformulato la decisione: è stata ordinata “la confisca delle quote della Società Aligrup spa fino alla concorrenza di 15 milioni di euro, disponendo la restituzione di quant’altro in sequestro agli aventi diritto”. Secondo i legali dell’imprenditore, i professori Giovanni Grasso e Guido Ziccone, la sentenza “ha escluso una correlazione diretta tra il delitto contestato a Scuto e l’intero patrimonio personale e familiare”. “Si è confermato in modo inequivocabile, come riconosciuto già dalla Corte di cassazione – sottolineano gli avvocati – che le aziende di Scuto non costituiscono un’impresa mafiosa, il che impone la restituzione del suo patrimonio”. Sull’esecutività della restituzione si dovranno aspettare i tempi tecnici e giuridici: in caso di nuovo ricorso in Cassazione l’esecuzione della sentenza potrebbe essere congelata.

E sull’ipotesi di un ricorso da parte dei difensori dell’imprenditore puntese alla Suprema Corte sembrano esserci degli spazi: soprattutto sui tempi di contestazione in merito alla permanenza di Sebastiano Scuto all’interno dell’associazione mafiosa dei Laudani. La Corte d’Appello fissa il termine alla sentenza di primo grado, quindi al 2010. Non è stata accolta dunque la tesi della difesa che fissava il periodo di “cessazione” della permanenza nel 1998, quando Scuto denuncia i Laudani per estorsione. Una prova – per la difesa –  della “rottura” con quel meccanismo: l’imprenditore si rivolge allo Stato e denuncia i suoi aguzzini. (Questa data poteva significare prescrizione del reato). In subordine l’avvocato Giovanni Grasso aveva chiesto alla Corte di fissare il termine al 2001. Altro campo dove si potrebbe valutare un ricorso in Cassazione è relativo al riconoscimento delle attenuanti che in questo caso sono state “riconosciute equivalenti alle aggravanti” e quindi non hanno “inciso” sulla determinazione della pena.

E’ stato un processo articolato, delicato e complesso per l’ingente apparato probatorio portato dalle parti, composto da indagini tecnico contabili, perizie, analisi finanziarie e dichiarazioni di collaboratori di giustizia.Per il pg Gaetano Siscaro non ci sono mai stati dubbi in questi lunghi anni di udienze e sentenze: Scuto da estorto è diventato organico della famiglia mafiosa dei Laudani e ne ha assunto un ruolo strategico di polmone economico e finanziario del clan.

Accuse che Sebastiano Scuto continua a respingere con forza. “Mi aspettavo una sentenza più leggera – commenta – perchè come tutti sanno ho sempre combattuto la mafia. Il ricorso penso che i miei avvocati ci penseranno perchè l’ingiustizia si deve necessariamente combattere”. Positiva la decisione relativa alla confisca, ma per l’imprenditore puntese non è sufficiente. “I beni sono importanti ma è bene chiarire che io mafioso non lo sono stato, non lo sono e non lo sarò. Come ha detto la Cassazione la mia azienda non è un’azienda mafiosa e il signor Scuto non è una persona mafiosa”.

Insomma questa lunga vicenda giudiziaria potrebbe non essere ancora chiusa. Intanto sarà importante leggere le motivazioni della sentenza. La Corte depositerà entro 90 giorni.

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