(rp) Ci ha scritto un medico. Un bravo dottore. Un uomo nobile che si è fatto sentire da Livesicila con un tono affettuoso, ma di rimprovero: non prendetevela con noi, siamo l’interfaccia di un sistema che sacrifica il malato. Non possiamo riproporre la lettera, che è riservata. Ma possiamo continuare il discorso qui. Non c’è passato mai per la testa di condannare l’intero esercito dei medici siciliani.
In occasione di un evento recente, chi scrive ha avuto modo di toccare con mano la cortesia e l’infinita umanità dei medici e del personale sanitario della Pneumologia del Cervello, già Villa Sofia. Ed è molto importante che sia così. Quando si verifica un fatto ineluttabile, quello che resta sono lo sguardo e le mani del medico e di chi sta intorno in quel momento. Io serberò eterna gratitudine alle mani e agli occhi che ho visto in azione in quel frangente. Né ci sottraiamo alla critica del dottore che ha avuto l’amabilità di scriverci. E’ vero: c’è qualcosa che non funziona nella politica dei tagli. Ne daremo conto puntualmente, come sempre.
Ciò non toglie il punto di fondo. Secondo noi, una riflessione etica e sostanziale sulla professione medica è non più rimandabile. Perché è vero che accanto al dottore-uomo c’è il dottore-burocrate che ha a cuore soltanto i numeri. Perché è vero che accanto al professionista scrupoloso c’è il raccomandato della politica con licenza di rovinare.
Pensiamo che scrivere la scomoda verità non rappresenti un insulto per i bravi medici siciliani. Pensiamo, anzi, che dovrebbero amarla questa dolorosa sincerità per cercare di cambiare le carte in tavola, per distinguersi dalla feccia. Sì, dovrebbero amarla con fatica, come la amiamo noi.