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Se il lavoratore si sente una macchina

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Si sentono macchine, vittime del processo di deumanizzazione vissuto all’interno delle aziende. Pedine di un sistema produttivo che lascia poco spazio ai sentimenti e alla meritocrazia. Sono i duemila lavoratori interpellati dalla Fisascat Cisl nell’ambito del progetto Open. Una fotografia scattata su iniziativa del sindacato nei settori commercio, turismo, servizi, pulimento e vigilanza. Oltre 33 le aziende su cui si è concentrata l’attenzione di psicologi e psicoterapeuti. I dati sono stati resi noti stamani nel corso di un incontro all’Hotel Addaura di Palermo.

Dall’analisi delle risposte al questionario predisposto da un team di esperti, coordinato da Monica Castelli ed Eliana Romanotto, emerge che i lavoratori non protestano per l’organizzazione dei turni, piuttosto denunciano di sentirsi esclusi, a differenza del passato, dal sistema produttivo. La mancanza di considerazione in quanto individui, la deumanizzazione del lavoro, l’assenza di dialogo con i capi e con la clientela ha fatto che sì che i lavoratori si sentano delle macchine. “Si è persa la centralità della persona – spiega Mimma Calabrò, segretario generale della Fisascat Cisl -. L’Azienda si può considerare come un unico. Non è dunque solo strutture, macchinari, prodotti ma occorre vederla come un crocevia di emozioni e sensazioni, uno stratificarsi di vissuti e di vicende, di entusiasmi e di delusioni, di crescita, di movimento”.

L’82% del campione intervistato riferisce che la fatica fisica è presente nell’espletamento del proprio lavoro e l’86% segnala il sovraccarico emotivo a cui è quotidianamente sottoposto. Nonostante ciò la stragrande maggioranza dei dipendenti (il 78%) è disponibile ad andare incontro alle esigenze dell’azienda anche se i compiti da svolgere richiedono stress eccessivo. I lavoratori oggetto di indagine mostrano un grado di stress pari a 7,2 su di una scala stress-benessere che va da 0 (Benessere totale) a 10 (stress cronico). A pesare sono soprattutto i fattori psicologici che spiccano in tutta la loro evidenza, dal ripetersi di risposte del tipo: “Sono stata un modello per l’azienda e soffro nell’essere trattata male”, “Non mi sento motivato e realizzato”, “Manca la meritocrazia, l’operaio non viene considerato e trattato per come merita e soprattutto non si fa nulla sia a livello economico che psicologico per renderlo più partecipe”.

Il progetto Open è molto più dell’indagine sul mondo del lavoro presentata stamani. Si tratta di un osservatorio multidisciplinare che interviene sulle dinamiche psicologiche del lavoro (stress correlato, mobbing e stalking lavorativo) e che si avvale anche di un team di avvocati che offre consulenza e assistenza legale. Open ha la sua sede fissa all’interno della segreteria della Fisascat di via XX settembre 62, a Palermo, ed è contattabile attraverso l’indirizzo di posta elettronica sportelloopen@fisascatpalermo.it.


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