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Se questo è un carcere…

Viaggio dietro le sbarre (1) Marsala
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“Un incubo, una cosa assurda. E questo non è un atto d’accusa nei confronti del personale o del direttore del carcere che fanno quello che possono in condizioni disperate. E’ che, davanti a certe scene, è impossibile parlare di rieducazione”. Lino Buscemi è l’occhio e l’orecchio dell’ufficio del garante siciliano per i diritti dei detenuti. Un’istituzione che conduce battaglie di civiltà per migliorare il livello dell’amministrazione penitenziaria, da quando a presiederla è stato chiamato l’onorevole Salvo Fleres.
Buscemi e la sua abituale compagna di viaggio Gloria Cammarata hanno visitato il carcere di Marsala. Ecco le impressioni tratte da un immaginario diario: “Ci sono due specie di box che fungono da sala colloqui. Mancano gli assistenti sociali. C’è una professoressa che insegna qualcosa ai detenuti, nel limite del consentito. Ci sono cinquanta detenuti e ce ne dovrebbero essere venti, non di più”.
“Non è possibile svolgere alcun tipo di attività – spiega Buscemi -. Il carcere è vecchio e fatiscente.  Siamo andati lì per parlare di lavoro e di reinserimento. Ci siamo sentiti quasi ridicoli al cospetto dello sfacelo che abbiamo trovato. C’è un cortile con sette celle e una sala docce. I detenuti devono spogliarsi in cella e poi andare in doccia, nudi. Nella sala colloqui non possono entrare tutti, ma venti per volta. Il direttore compie degli sforzi encomiabili. Vorrebbe trasferire le docce in cella e adibire la sala docce per i colloqui. Però mancano i soldi, non si può fare”. Il commento del dirigente è amaro: “Siamo contrari ai provvedimenti di benevolenza… Non ci sono pene accessorie perché mancano i giudici di sorveglianza… Ci riempiamo la bocca di paroloni e di discorsi sul reinserimento… Ma alla luce di spettacoli indecenti, come quelli che verifichiamo continuamente, parlare di reinserimento suona come una beffa atroce”. (rp)


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