Selvaggia Lucarelli, le bare e quei politici senza vergogna

Selvaggia Lucarelli, le bare e quei politici senza vergogna

Palermo è senza rimorsi. E senza decenza.
LO SCANDALO DEI ROTOLI
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Nel corso dei nostri ‘viaggi’ ai Rotoli non si poteva respirare, proprio come adesso. Abbiamo raccontato il tanfo ben oltre la doppia mascherina. E le lacrime dei parenti. E i lanci di fiori sopra le bare accatastate. I crisantemi a pallonetto. C’era un dovere di cronaca e di annotazione. Ma c’era anche una profonda pena umana nel constatare quanto fosse dolente la ferita di questa nostra piccola Kabul palermitana. Kabul, in senso figurato, è ogni luogo in cui la pietà umana diventa un sottoprodotto in cui inciampano gli eventi, un sentimento collaterale. Pure al cimitero dei Rotoli la pietà è morta, in un dedalo di significati che portano alla vertigine. Ed è una colpa che chiama in causa tutti: dal primo all’ultimo cittadino. Ovviamente, con diversi gradi di responsabilità.

“Non ci posso credere”

“Non posso credere a quello che vedo – ha scritto Selvaggia Lucarelli e ne abbiamo dato notizia -. Quasi 1000 bare giacciono nel cimitero di Santa Maria dei Rotoli parcheggiate sotto un tendone da festival della birra da più di un anno“. Ed è proprio quella incredulità di occhi ‘che vengono da lontano’ che prende per il bavero la nostra rassegnazione al peggio. C’è una vergogna che coinvolge l’amministrazione, nelle persone del suo sindaco, degli assessori ai servizi cimiteriali, della giunta e del consiglio comunale. Ma dov’è l’indignazione che avremmo dovuto mostrare a margine dei resoconti giornalistici? Dov’è il corteo (distanziato) dei palermitani che, ogni mattina, avrebbero dovuto rivendicare un semplice principio? Che le offese ai vivi sono intollerabili, ma le offese ai morti, via via suggellate da scuse pietose, sono un sacrilegio.

La nostra indifferenza

Purtroppo, siamo fatti così. Ogni guasto è tale e va denunciato se rientra nel nostro perimetro, se ci riguarda in prima persona. La munnizza che perfora le nostre narici. Il ciaffico cientacolare che ci opprime. Infatti, questa è la città che pensa ai vivi, perché il morto è, appunto, morto. E che pensa se stessa al singolare. Incapace di darsi una nozione collettiva dell’esistere. Per cui, il cassonetto stracolmo sotto casa provoca rabbia (sacrosanta). I defunti del cimitero, sì, ma soltanto se siamo coinvolti. Tante volte ne abbiamo scritto e idealmente sentito, in eguale misura, che il sacrilegio del cimitero era una medaglietta della deplorazione e che altri argomenti, più ‘sotto casa’, ci scuotevano dalla nostra apatia, dalla condivisa indifferenza. E poi passava tutto.

Selvaggia fa bene, il Comune…

Allora la signora Lucarelli fa benissimo a ricordarcelo: “C’è un odore indefinibile, un odore che devo contenere con una doppia mascherina e un lembo del vestito sul naso. Le bare sono sporche, circondate da fiori volati via, perdono liquidi che fuoriescono e macchiano l’asfalto, scivolano sotto le altre bare. Qualcuna è avvolta dalla plastica per trattenere lo scempio”. Mentre alla risposta del Comune sarebbe stato preferibile un meno indecente silenzio: “L’amministrazione ritiene doveroso ricordare che si sta già impegnando per risolvere il problema delle bare nel cimitero di Santa Maria dei Rotoli”. Ma tacete. Per piacere.


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