RANDAZZO – Seconda e definitiva vittoria per il presidente Antonino Grillo che in Consiglio comunale continuerà a sedere sullo scranno più alto. Dopo la Camera di Consiglio del 28 maggio, il Tar di Catania ha infatti definitivamente accolto il ricorso da lui presentato per l’annullamento della deliberazione con cui il 9 aprile 9 soli consiglieri su 20 e peraltro, si legge in una nota, “con il parere tecnico negativo della direzione affari legali del Comune di Randazzo”, avevano revocato la delibera della sua nomina a presidente.
“Ecco l’atto finale di una vicenda triste per gli attori, le comparse ed i gufi della politica locale randazzese ma vittoriosa da tutti i punti di vista, politici ed amministrativi, da parte mia in qualità di presidente del Consiglio e nonché di rappresentante delle Istituzioni a Randazzo”. Così Grillo ha commentato una vittoria arrivata dopo una querelle legale che lo ha visto sempre difendere il suo operato e la sua posizione e denunciare l’illegittimità dell’atto di revoca.
Assistito dall’avvocato Agatino Lanzafame, Grillo aveva subito impugnato una delibera “gravemente viziata sia sotto l’aspetto procedurale che nel merito”, ottenendone la sospensione da parte del Tribunale amministrativo già in sede cautelare. E oggi la prima sezione del Tar di Catania ha dato ragione al presidente e al suo legale. Secondo i giudici “risulta evidente” infatti che il Consiglio comunale ha adottato illegittimamente il procedimento per la revoca degli atti amministrativi “allo scopo – recita la sentenza – di raggiungere altra finalità, vale a dire per pervenire alla revoca del presidente del consiglio comunale, ciò che non sarebbe stato possibile deliberare, alla stregua delle disposizioni statutarie in vigore”.
“L’istituto della revoca del presidente del consiglio comunale – precisa le sentenza – può essere legittimamente disciplinato solo dallo «statuto» dell’ente locale” e in ogni caso, continua, “la mozione motivata di revoca de[ve] essere approvata da almeno i due terzi dei componenti del consiglio”. Nessuno di questi requisiti era invece stato rispettato, considerato che lo statuto del comune etneo non prevede tale istituto e che l’approvazione della delibera di revoca era stata approvata da soli 9 consiglieri su 20. Da ciò l’annullamento della delibera e la condanna per il Comune a rifondere le spese legali sostenute dal presidente.
Grande soddisfazione per Grillo il cui primo ringraziamento è andato al suo legale, Lanzafame, per averlo sostenuto in quella che “era innanzitutto una battaglia per il pieno rispetto della legalità”. Loro obiettivo primario, si legge in una nota, era infatti “di tutelare innanzitutto la funzione del presidente del Consiglio comunale: una figura istituzionale che deve essere preservata da attacchi di natura politica, peraltro perpetrati in violazione delle disposizioni di legge e statutarie”.