Belice, senza casa per 45 anni | Dalla Cassazione un risarcimento - Live Sicilia

Belice, senza casa per 45 anni | Dalla Cassazione un risarcimento

Si conclude una lunga battaglia giudiziaria iniziata da un agricoltore, adesso deceduto, e il tecnico che progettò la nuova abitazione senza seguire le norme antisismiche. A quasi mezzo secolo dal sisma del Belice, una famiglia di Santa Margherita potrà ricostruire la sua casa.

SANTA MARGHERITA BELICE (AGRIGENTO) – Hanno vissuto prima in una baracca, poi in affitto, aspettando 45 anni anni prima di potere ricostruire quella casa andata distrutta nel terremoto. Adesso, dopo una lunga battaglia giudiziaria contro il suo ex tecnico che costruì la nuova abitazione senza seguire le norme antisismiche, la Cassazione gli ha riconosciuto un risarcimento di 167mila euro. Il diretto interessato, però, nel frattempo è deceduto. È la triste vicenda di Antonino Marchese, un anziano agricoltore di Santa Margherita Belice, in provincia di Agrigento, che come tanti perse la propria abitazione la notte del 15 gennaio del 1968, quando un terremoto devastò molti paesi della Valle del Belice.

Negli anni successivi Marchese cercò di ricostruirla, inconsapevole delle vicissitudini che da quel momento in poi, si sarebbero susseguite nella sua vita. Dapprima, dopo aver ottenuto la concessione del contributo pubblico per la ricostruzione del suo alloggio, affidò l’incarico di progettazione a un architetto. Ma già poco dopo, accadde qualcosa di paradossale. Mentre l’edificio era ancora in fase di costruzione, Antonino si accorse che il progetto concordato con l’architetto non rispettava le norme antisismiche e presentava evidenti errori strutturali.

Da qui iniziò una lunga battaglia giudiziaria. Affiancato dal legale Vincenzo Cucchiara, si rivolse al Tribunale di Sciacca e nel 1997, grazie anche alle perizie di un consulente tecnico, i giudici stabilirono la presenza di gravi anomalie progettuali. Il professionista avrebbe dovuto risarcire i danni arrecati ai Marchese e nel 2003, quando il tribunale prese atto persino della necessità di demolire e ricostruire l’edificio, il danno fu quantificato in circa 75mila euro. L’architetto presentò anche ricorso alla Corte d’Appello di Palermo, ma i giudici gli diedero torto, confermando la precedente decisione del Tribunale di Sciacca. Ma il professionista non si arrese neppure in quella occasione e presentò un altro ricorso.

Anni e anni di lungaggini e trafile burocratiche. Solo nei giorni scorsi il responso finale della Suprema Corte, che, dichiarando inammissibile il ricorso, ha ribadito le responsabilità del professionista che dovrà risarcire di 167 mila euro i figli dell’anziano agricoltore. “È stato un processo tecnicamente difficile ed umanamente doloroso – dice Cucchiara -. Quella famiglia, dopo il sisma, non ha più potuto abitare in una casa propria e ha vissuto dapprima in una baracca, poi in affitto. Il padre aveva iniziato quel percorso giudiziario, invocando giustizia. Non ha potuto vedere la fine del processo, perché nel frattempo è deceduto; sono stati i figli a proseguire quel giudizio ed oggi a scrivere la parola fine a questa storia. Purtroppo – conclude Cucchiara – i tempi della giustizia civile sono interminabili e quella casa paterna, distrutta dal sisma del 1968, potrà solo oggi essere ricostruita”.


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