CATANIA. Con Decreto del 17 giugno 2016, attualmente in corso di esecuzione, il GIP del Tribunale di Catania ha disposto misure cautelari per il depuratore di Mascali asservito e gestito, in Consorzio, dai Comuni di Giarre, Riposto, Mascali, Fiumefreddo di Sicilia e Sant’Alfio. Il provvedimento nasce a seguito di una lunga e complessa indagine avviata d’iniziativa, nel marzo 2015, dall’Ufficio Circondariale Marittimo di Riposto e che, nel corso dei mesi, ha comportato decine di accertamenti, sopralluoghi ed acquisizioni documentali per far luce sugli ultimi 15 anni di gestione dell’impianto di depurazione mascalese.
La dettagliata richiesta di sequestro inviata al Giudice per le indagini preliminari dal Pubblico Ministero di Catania sulla base di una relazione preliminare del consulente tecnico, sintetizza un fascicolo di oltre mille pagine e descrive le irregolarità che hanno portato, negli anni, a sversamenti in mare di liquami non conformi alla normativa. Dalle indagini è emerso che i Comuni allacciati hanno conferito all’impianto più scarichi fognari di quanti ne possano essere depurati: con sistematica regolarità si attivavano, pertanto, dei bypass che consentivano lo scarico in mare, attraverso il Torrente Macchia, di parte dei reflui non sottoposti al dovuto ciclo depurativo. I risultati delle analisi dell’ARPA di Catania degli ultimi anni non lasciano spazio a dubbi: evidenziano con regolarità valori abnormi delle sostanze inquinanti sversate in mare, che spesso superano per decine ed anche centinaia di volte il limite previsto dalla Legge.
Oltre alle cause tecniche, le indagini hanno anche approfondito l’operato di tutte le pubbliche amministrazioni coinvolte nella gestione e nel controllo amministrativo. I problemi di funzionamento, infatti, non sono iniziati ora. Lo testimoniano, oltre alle analisi, anche le tante segnalazioni dei residenti e dei turisti che frequentano il litorale di Fondachello. L’obiettivo degli inquirenti è stato quindi capire se e cosa avrebbe dovuto essere fatto prima per evitare gli inquinamenti. Le irregolarità emerse hanno comportato l’inserimento fra gli indagati di tre funzionari regionali mentre, per il quadro completo delle responsabilità, si dovrà attendere l’esito finale degli accertamenti tecnici.
Al momento, le persone indagate, complessivamente, sono sette. I reati contestati includono l’omissione in atti d’ufficio, il danno ambientale, la distruzione ed il deturpamento di bellezze naturali ed anche il reato specifico introdotto nel 2015 di inquinamento ambientale punito con la reclusione da 2 a 6 anni e con la multa da 10.000 a 100.000 euro. La misura cautelare adottata dal GIP è formalmente un sequestro preventivo: si tratta di un provvedimento che non interrompe il funzionamento dell’impianto fissando però il rispetto di alcuni vincoli. L’attuale dirigenza del Consorzio, nominata dopo l’inizio delle indagini e che ha mostrato sin da subito un cambio di passo, dovrà adempiere ad alcune specifiche prescrizioni tecniche formulate dal PM per la risoluzione delle questioni più gravi. L’obiettivo è ottenere con urgenza un risultato tangibile e ridurre l’inquinamento in maniera drastica. Gli interventi richiedono investimenti rapidi e mirati da parte dei Comuni consorziati e costituiscono l’avvio di un percorso che, comunque, si concluderà solo quando sarà completamente concluso il progetto originario dell’impianto, attualmente realizzato solo per 2/3.
Le indagini sugli impianti di depurazione della Guardia Costiera sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Catania continuano: nel mirino sono gli impianti presenti nella parte più settentrionale della provincia di Catania e che immettono i reflui nel Fiume Alcantara. Gli inquinanti, infatti, sono spesso trasportati a lungo dalle correnti e le cause possono essere diverse con origine anche molto lontana rispetto al punto dove si manifestano i fenomeni. Solo attraverso un controllo esteso e capillare potrà essere fatta luce su tutte le singole problematiche, accertando ogni eventuale responsabilità. Lo scopo ultimo è quello di raggiungere una significativa riduzione dell’inquinamento complessivo nel litorale della provincia di Catania.