"Serve un nuovo centro moderato | Ma non vogliamo essere ospiti" - Live Sicilia

“Serve un nuovo centro moderato | Ma non vogliamo essere ospiti”

Intervista a Saverio Romano. "In molti voterebbero una Democrazia Cristiana 3.0. Basta con offese e turpiloquio".

L'intervista
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4 min di lettura

PALERMO – Prendere 73mila voti e mancare l’elezione non è esperienza indolore. Ma Saverio Romano, protagonista alle Europee di un exploit elettorale che si è rivelato vano perché superato per 1.500 preferenze dal competitor Giuseppe Milazzo, ora vuole guardare avanti. A quel nuovo polo moderato che dovrebbe superare Forza Italia. Ma che può nascere, mette le mani avanti l’ex ministro, solo se gli altri moderati non verranno trattati “come ospiti” dai forzisti. E se, ammonimento dal destinatario fin troppo chiaro, si rinuncerà a un linguaggio “offensivo” che non è proprio della tradizione moderata. Insomma, segnali molto chiari a Gianfranco Micciché, con cui non sono mancate le scintille.

Saverio Romano, prevale oggi l’amarezza per la mancata elezione o la soddisfazione per il risultato numericamente molto corposo?

“Quando si resta fuori per mille voti, da un lato si cerca da dove sono venuti meno. Ma il dato va letto dal punto di vista politico. Io ho realizzato con la mia campagna elettorale un fatto politico. Molte persone che hanno votato per me lo hanno fatto a prescindere da Forza Italia. Che era schierata tutta su una sola candidatura. Quindi quella intuizione di Silvio Berlusconi che intendeva allargare al mondo a cui ho fatto riferimento è stata corretta, perché ha dato una spinta importante. Anche nel Sud con Cesa e altrove”.

Insomma, lei rivendica che il 17 per cento di Forza Italia che è stato celebrato da Miccichè in effetti non si sarebbe raggiunto senza il vostro apporto.

“In Sicilia sono accadute cose che vanno sottratte a quel 17. Intendo il voto nei miei confronti e quello alla Musolino, che era il voto del sindaco di Messina e dell’Udc. Il che significa quasi la metà dei voti di Forza Italia. Se si prosegue nel solco di coltivare questo progetto di un’aggregazione dei moderati non va sottratto niente, perché tutti vogliamo essere protagonisti. Se si vuole invece continuare nel solco della campagna elettorale, cioè venite siete ospiti e noi ci blindiamo tutti su una candidatura, allora nessuno sarà disponibile, non solo Romano. Dipenderà molto dalle scelte che farà Berlusconi nelle prossime ore”.

Quali scelte possono condizionare in positivo questo percorso?

“Un totale rinnovamento di una classe dirigente che deve potere lasciare a giovani la possibilità di sperimentare sul campo la politica. Sia aprirsi a mondi nuovi, sia recuperare mondi antichi”.

Ma quindi può nascere questo nuovo centro, o no?

“Io ritengo che il centro moderato, non più Forza Italia, debba essere un centro che non immagina a priori alleanze precostituite con la Lega o con altri. Deve essere un centro che ha una forte identità e poi sceglie di volta in volta con chi fare le alleanze in ragione di un progetto politico che sia utile al Paese. C’è uno spazio enorme e noi dobbiamo lavorare per recuperarlo. Questo non significa che dobbiamo offendere chi ha fatto un percorso diverso dal nostro. Possiamo criticare le scelte quando non siamo d’accordo ma non possiamo buttare l’acqua sporca con il bambino facendo scadere la politica in un turpiloquio permanente che peraltro non si addice a una forza politica moderata”.

Parla del linguaggio usato da Miccichè?

“Parlo del fatto che i cittadini hanno disertato le urne in massa. Per diverse ragioni, e una fondamentale: come quel cliente che al supermercato trova i commessi che litigano e si prendono a parolacce. Se ne va e non torna più. Il tema riguarda un po’ tutti: dobbiamo fare tornare di moda la buona politica che è fatta di etica ma anche di estetica. Io penso che molti potrebbero votare un soggetto democristiano 3.0, con quel garbo, quel senso delle Istituzioni che erano della Democrazia Cristiana”.

Miccichè però ha riconosciuto merito agli altri contributi dei moderati, a partire da lei, al risultato della lista di Forza Italia. Non è bastato?

“C’è un voto che è andato al candidato che sosteneva lui come capocorrente che è rappresentato da un caravanserraglio, ha preso pezzi di qua e di là che hanno sposato una candidatura e non un progetto. A fronte di cosa io non lo so e immagino che voi possiate saperlo meglio di me”.

Su questo tema lei ha polemizzato aspramente con Cateno De Luca…

“Legittimamente i candidati tra di loro hanno fatto degli accordi ma questo non mi scandalizza, ci sta. Io guardo già avanti. Ora mi interrogo su come e con chi coltivare questo nostro risultato politico. Dalle uscite che ho sentito mi pare che siamo lontani e nello stile e nella prospettiva da un percorso verso la nascita di un centro moderato”.

Il presidente Musumeci, a cui lei ha espresso più volte stima, sembra avere un’idea diversa dei rapporti con la Lega rispetto a lei e a Miccichè. È un problema?

“Io considero politicamente la Lega un avversario politico. È una Lega che sta al governo col Movimento 5 stelle, che si pone in termini alternativi al centro moderato e fa politiche che nella maggior parte dei casi non sono da me condivise. Se poi qualcuno dice che in sedi locali si trovano intese, allora sul locale ci può stare tutto. In Sicilia la Lega ha contribuito in minima parte all’elezione di Musumeci ma con un ruolo marginale nel centrodestra siciliano. Se la Lega dovesse avere un ruolo guida con quelle politiche lì, si aprirebbe certamente un problema, non solo per me ma anche credo per Micciché. Consiglio a tutti di utilizzare le parole adatte”.

 


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