CATANIA – Da numerose ricerche risulta che si è più propensi ad intraprendere “azioni di cambiamento” nella propria vita dopo uno “specifico riferimento temporale” che puó essere, ad esempio, una data saliente nel calendario (vedi il primo dell’anno), o il primo giorno della settimana, o un mese ben preciso.
Si tratta di momenti che simboleggiano “nuovi inizi”, offrendo una spinta motivazionale a realizzare cambiamenti di vita che, con più difficoltà, si riescono a prendere in considerazione al di fuori di specifici punti di riferimento temporali.
Il mese delle ripartenze
Tra questi momenti proficui e propositivi rientra assolutamente anche Settembre considerato, per eccellenza, il “mese delle ripartenze”.
A settembre si ricomincia con tutto: la ripresa del lavoro, l’inizio della scuola, la riapertura di molte attività, in una sorta di “capodanno simbolico” che, nel lasciarsi alle spalle il periodo di vacanza appena finito in cui è stato possibile allontanarsi dalla propria quotidianità, porta a ritornarci in modo più consapevole e a “concentrarsi su ció che sta per iniziare”.
Del resto, Fine e Inizio non sono che due facce della stessa medaglia: “ogni cambiamento passa attraverso la fine di qualcosa” e comporta, di conseguenza, un’esperienza di congedo, di distacco da uno stato di cose preesistente.
Il cambiamento
Per poter attuare un cambiamento bisogna infatti fare spazio dentro e fuori di sé, liberandosi di ciò che non è più utile, per “ripartire su nuove basi”.
Affinché poter dare vita a qualcosa di nuovo occorre dunque la capacità e, soprattutto, il coraggio di saper affrontare il “distacco” da quelle situazioni che non sono più in sintonia con sé stessi, con i propri bisogni, con il proprio benessere.
Purtroppo però ciò non è sempre facile in quanto, piuttosto che imbarcarsi in qualcosa di totalmente nuovo, la tendenza è quella di rimanere immobili nella propria routine, riproponendo ad oltranza il consueto, poiché “ciò che è noto rassicura”.
Cosí il “timore del cambiamento” fa si che moltissime cose nella propria esistenza (anche quelle non piú totalmente soddisfacenti, nè più utili al proprio benessere), vengono tenute in qualche modo in vita al fine di evitare l’esperienza del distacco da esse e, contemporaneamente, molti buoni propositi vengono puntualmente rimandati in una procastinazione che non riesce a trovare fine.
Ecco che allora appare opportuno assecondare la “voglia di rinnovamento” che insorge dall’essersi concessi, durante la pausa estiva, l’opportunità di entrare in contatto con quei bisogni e quei desideri piú profondi, taciuti durante la routine quotidiana, il desiderio di migliorare certi aspetti della propria vita, di fare nuove esperienze, di sperimentare attività diverse e intraprendere relazioni nuove.
L’opportunità
Si tratta di un’opportunità che si può cogliere o meno, a seconda di quanto si sia disposti a mettere in crisi le proprie abitudini ed in discussione sé stessi. Solo cosí si potrá sfruttare al meglio quel “tempo ideale” che segue il rientro dalle vacanze, in cui si ha il grado di motivazione più alto e fruttuoso per poter cominciare qualcosa di nuovo, dare il via a progetti inediti, prendere direzioni non consuete, porsi nuovi obiettivi.
A questo proposito ecco alcuni spunti di riflessione e suggerimenti per far sí che i desideri nati dall’ascolto di sé stessi durante il periodo di vacanza possano “concretizzarsi”, e tutto ciò che attende possa essere realizzato, cosí da avvicinarsi ad una maggiore soddisfazione personale.
Non si tratta certamente di fare grandi rivoluzioni, ma di permettere la realizzazione di “piccoli cambiamenti” attraverso il raggiungimento di “obiettivi ben definiti”, da scomporre in azioni concrete e sequenziali per evitare che si rimanga intrappolati in missioni troppo complesse, difficili da attuare e dunque impossibili da portare a termine.
Obiettivi
È importante che gli obiettivi siano altresí “realistici”, perché aspettative troppo elevate svolgono un’azione di sabotaggio nei confronti di tutti i buoni propositi, cosícche la paura di non risultare all’altezza si ritrova a bloccare ogni azione ancor prima che venga messa in atto. Ecco che allora appare fondamentale un buon “esame di realtà” a monte, che permetta di accettare serenamente i propri limiti, senza sopravvalutare le proprie risorse, ma senza neanche sottovalutarle.
Infine, i cambiamenti non possono essere attuati senza la giuste dosi di energia, ottimismo, motivazione e soprattutto coraggio: é risaputo infatti come sia più facile ripetere qualcosa che già si conosce, anche quando non rappresenta piú una sana abitudine, poiché ritenuta piú sicura rispetto a quello che non si è mai provato e, proprio in virtù di ciò, appare di facile comprensione come la quotidianità, con il suo ripetersi sempre allo stesso modo svolga, in questo senso, grandi funzioni di rassicurazione.
Non aver paura di tagliare i rami secchi e liberarsi di ciò che non è più utile risulta imprescindibile per consentire l’accesso all’inedito, al rinnovamento, alle ri-significazioni.
“Ogni giorno è quello giusto”
In conclusione appare necessaria un’ultima riflessione a proposito del fatto che quanto detto sinora non vuole essere “limitativo”, poiché il rischio potrebbe essere quello di caricare di eccessivi significati i momenti temporali di cui si è parlato, convincendosi che la possibilità di cambiare e di iniziare nuovi percorsi possa concretizzarsi “solo in quelle specifiche fasi o mai più”.
È chiaro che certi periodi rappresentano “preziose opportunità aggiuntive”, in quanto forieri di nuove possibilità e di potenziali evoluzioni, ma in realtà i processi di cambiamento si possono attivare ogni quando lo si vuole, ed “ogni giorno è quello giusto per un nuovo inizio”.
Basta solo volerlo!
[Pamela Cantarella, è una Psicologa Clinica iscritta all’Ordine Regione Sicilia (n.11259-A), in formazione presso Scuola di Psicoterapia ad orientamento Sistemico-Relazionale]