CATANIA. Riceviamo e pubblichiamo da Anna Maria Sottosanti:
“Dopo l’esperienza da me vissuta giorno 27 luglio, non avrei mai creduto di trovare la forza per scrivere ancora. Scrivere alle oltre tremila persone, che leggendo la mia vicenda, mi sono state vicine. Sono rimasta attonita, anche alla distanza di dieci giorni, nel mese più caldo dell’anno, in una città spopolata, nel notare la crescita dei lettori della mia triste storia. Mi corre l’obbligo di rendere partecipi: cosa che mi allevia il dispiacere. La notte fra il 26 ed il 27 luglio, non ho potuto riposare un solo minuto. Ringrazio la mia amica, che mi ha amorevolmente accudito, vegliando con me. Vuoi per lo stress, vuoi per il dispiacere, ho accusato anche dei forti dolori pettorali, ed essendo cardiopatica, alle 8 del mattino, ho chiesto di essere portata al Pronto Soccorso, spontaneamente, da miei congiunti, per essere curata, lasciando il terreno libero agli spietati esecutori. Infatti la sera del 26, in una telefonata al mio avvocato, uno di loro aveva anticipato, che anche se mi avessero trovata agonizzante, mi avrebbero fatto sgombrare egualmente, avvalendosi di autoambulanza. Qui inizia il mio calvario all’ospedale Garibaldi. Nonostante la ressa e folla, dei bravi medici, dopo soli pochi minuti, mi sottopongono ad accurata visita. Prelievo di sangue, con esami degli enzimi, e radiografia al torace. Mi tengono in osservazione, e ad esito degli accertamenti, e controlli, dopo 9 ore e mezza, alle 17,30, mi rilasciano. Posso andare. A casa?
A casa era rimasta la mia amica, non mi piace chiamarla badante, mi fa sentire vecchia. Ha fatto presente allo stuolo di esecutori, si erano portati dietro anche dei poliziotti, oltre a fabbri e falegnami, temevano forse che potessi lottare? La volta precedente avevano avuta regolarmente aperta la porta, come anche il giorno 27 ha puntualmente fatto la mia amica, facendo entrare tutta la spedizione. Ma inesorabilmente, dopo qualche sorriso, sapendomi in ospedale, proseguivano, calcando ancor di più gli sghignazzamenti, quando l’avvocato Montoneri, delegato del giudice due porte accanto del cugino giudice, illustrava e mostrava l’articolo attenzionato da oltre 3000 lettori: “La signora è quella che scrive al giornale”. E giù risate a crepapelle dal folto pubblico. Purtroppo non hanno potuto godere del trasporto in autoambulanza. Io in ospedale, al ritorno in strada. No problem, per i fedeli servitori della giustizia. Un rinvio in agosto lo si dà anche ai cani. Siamo giustamente sommersi dagli inviti al non abbandono. Ma il giudice della esecuzione non si é degnato di scusarsi neanche per gli insulti rivoltimi.
Io non sono una giurista, naturalmente. Ma oggi con internet, i giovani sono espertissimi, e Angela, secondo anno di legge figlia di una mia amica mi fa leggere: “Regime delle incompatibilità”, tanti numeretti e date, parentela affinità professione forense. Mi raccomanda Angela di scrivere titolo IV incompatibilità casi analoghi, se i magistrati che sono in rapporto di parentela o affinità entro il terzo grado……. Prestano servizio nella stessa sede giudiziaria……. E mi aggiunge anche regola che vale nei confronti degli avvocati. Figuriamoci di chi svolge attività di ausilio ai giudici, “delegato”.
Mi chiedo io, un custode giudiziario, delegato alla vendita avvocato, quindi attività forense, ed in più attività di ausiliario del giudice della esecuzione, cugino di magistrato, e per di più, svolge una esecuzione per conto del magistrato due porte accanto al magistrato cugino; oltre che a Catania, e forse nel Burkina Faso (chiedo scusa al Burkina Faso), avviene anche in altri posti del mondo?
Ringrazio Live Sicilia, per questo conforto di vicinanza offertomi dai suoi lettori.
Con gratitudine porgo cordiali saluti”.