Si apre il nuovo processo |Lari: "Capaci guerra allo Stato" - Live Sicilia

Si apre il nuovo processo |Lari: “Capaci guerra allo Stato”

La procura ha chiesto alla corte di assise, davanti alla quale si è aperto l'ultimo processo per la Strage di Capaci, l'acquisizione delle conversazioni di Totò Riina intercettate in carcere (foto Ivana Baiunco)

Caltanissetta
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PALERMO –  “Con la strage di Capaci la mafia cominciò la sua guerra allo Stato”. Lo ha detto il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari che, insieme all’aggiunto Lia Sava e Stefano Luciani, rappresenta l’accusa all’ultimo processo per l’eccidio del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti della scorta che comincia oggi davanti alla corte d’assise. Imputati i boss Salvino Madonia, Cosimo Lo Nigro, Giorgio Pizzo, Vittorio Tutino e Lorenzo Tinnirello. “Come disse Totò Riina – ha aggiunto Lari – Cosa nostra aveva tanto tritolo da fare guerra allo Stato e questa guerra cominciò il 23 maggio di 22 anni fa”. Il processo nasce dalle ultime indagini dei pm nisseni sulla strage di Capaci che ha fatto luce sulla fase esecutiva relativa all’esplosivo utilizzato per l’eccidio. Madonia è accusato di avere partecipato alla riunione deliberativa dell’attentato, gli altri boss sarebbero stati coinvolti nel recupero del tritolo dal mare e nella sua lavorazione. Altri 4 imputati, arrestati insieme ai boss oggi a processo, vengono giudicati in abbreviato.

“Lo Stato non dimentica chi ha pagato con la vita il giuramento di fedeltà alle istituzioni democratiche”. Comincia così la relazione introduttiva del procuratore di Caltanissetta Sergio lari al processo per la strage di Capaci a carico di cinque boss, che ha preso il via oggi davanti alla corte d’assise. Lari ha ricostruito la fase esecutiva dell’attentato a Falcone che ha definito “terroristico-mafioso”. “Fu – ha detto – un’azione bellica di devastanti proporzioni”. Nella sua relazione il procuratore ha esposto quali saranno le fonti di prova citate: in tutto la procura chiamerà sul banco dei testi oltre cento persone. Il magistrato ha ricostruito, poi, i ruoli dei singoli imputati e accennato all’assoluta novità delle indagini che hanno portato al processo rese possibili alle nuove tecnologie e dalle dichiarazioni dei pentiti Gaspare Spatuzza e Fabio Tranchina che hanno fatto luce sul ruolo della famiglia Graviano nell’attentato e sulla fase del recupero dell’esplosivo.

La procura di Caltanissetta ha chiesto alla corte di assise l’acquisizione delle conversazioni intercettate in carcere tra il boss Totò Riina e l’esponente della Sacra corona unita Alberto Lorusso. “In quei dialoghi – ha detto il procuratore Sergio Lari – Riina si è assunto la piena responsabilità dell’attentato a Falcone”.

Anche Confindustria Sicilia sarà parte civile al nuovo processo per la Strage di Capaci cominciata oggi a Caltanissetta. L’associazione degli industriali e l’associazione Caponnetto si sono aggiunte alle altre parti civili costituite in udienza preliminare. Parteciperanno al processo come vittime, tra gli altri, i familiari di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo, i comuni di Palermo e Capaci, la provincia di Palermo, la regione Sicilia, la presidenza del Consiglio dei Ministri, il ministero della Giustizia e dell’Interno, il sindacato di Polizia Siulp, il Centro Pio La Torre, Giuseppe Costanza, l’autista di Falcone sopravvissuto alla Strage, e gli agenti Corbo e Cervello, che si trovavano in una delle auto di scorta al magistrato, scampati all’attentato. “Sono contento – dice il leader di Confindustria Sicilia Antonello Montante – che una decisione come questa sia stata presa nel giorno che simboleggia in modo unico la ‘rivolta’ della società civile contro la mafia. Noi abbiamo l’obbligo di progettare lo sviluppo ed evitare che, nel degrado, la gente possa reclamare una sottocultura mafiosa”.

L’udienza sì è chiusa con la decisione sulle richieste di prova. La corte d’assise ha ammesso tutte le richieste delle parti, tranne quella della difesa del boss Salvo Madonia di sentire il presidente del Senato Pietro Grasso e il Pm della Dna Gianfranco Donadio. La corte deve verificare se abbiano compiuto atti di indagine sull’attentato costato la vita a Falcone, circostanza che impedirebbe la loro escussione come testi. Il processo è stato rinviato all’11 giugno.(ANSA).


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