PALERMO – Associazione a delinquere, rapina aggravata in abitazione, ricettazione, possesso di distintivi contraffatti e usurpazione di funzioni pubbliche. Questi i reati contestati a cinque pluripregiudicati palermitani che, fingendosi finanzieri, avrebbero messo a segno diverse rapine violente ai danni di facoltosi imprenditori palermitani.
In manette, nel corso dell’operazione “Fake faces” della sezione Antirapina della squadra mobile di Palermo coordinata dalla Procura, sono finiti Giovanni Beone, 51 anni, Luigi Verdone, 45 anni, Giuseppe Marrone, 51 anni, Antonio Patti, 56 anni e Giuseppe Vittorio Amato, 51 anni.
I cinque malviventi si travestivano da militari delle Fiamme gialle e dopo avere preso di mira la propria vittima, fingevano ogni volta di dovere effettuare dei controlli dimostrandosi subito dopo disposti a tutto, al punto da agire con la violenza pur di impossessarsi di maxi bottini. Il commando era già stato arrestato nel marzo dello scorso anno, in seguito alla rapina con sequestro della famiglia di Michele Grammatico, grossista di prodotti agroalimentari fra Trapani, Marettimo e Favignana di in via Cariddi nella frazione di Erice. La banda aveva fatto irruzione nella villa dell’imprenditore simulando una perquisizione alla ricerca di droga.
La moglie del commerciante con i tre figli di 16, 13 e 9 anni furono chiusi chiusi in cucina, privati dei cellulari e tenuti costantemente sotto controllo da uno dei malviventi che impugnava una pistola. Una volta scaduti i termini di custodia, Beone era stato trasferito in carcere a Messina per altri reati, mentre per gli altri quattro era stato disposto il provvedimento della sorveglianza speciale. Oggi, all’alba, il nuovo arresto. Le indagini hanno infatti accertato che la banda si è resa responsabile di altre due violente rapine in abitazione. La prima risale al maggio del 2012, quando ad entrare in azione fu un commando di dieci persone. Ore di terrore per la famiglia Taormina, che si occupa del commercio di carne a Palermo, la cui villa a Mondello fu presa d’assalto intorno alle tre di notte dai malviventi travisati da passamontagna e muniti di false pettorine, tesserini, pistole, guanti e manette. In quel caso, a finire nel mirino furono anche tre donne, chiuse in una stanza, immobilizzate e derubate dei gioielli che avevano addosso. Ma la banda non si accontentò soltanto di questo, perché in due ore passò al setaccio l’abitazione e scappò con un bottino di duecentomila euro.
La seconda rapina – come hanno accertato gli investigatori – fu messa a segno il 6 dicembre dello stesso anno a Trapani. Prima ancora di assalire l’imprenditore Grammatico, infatti, la banda era entrata in azione “in trasferta” nell’abitazione di un pensionato. Erano le 20,45 circa quando il gruppo di finti finanzieri si presentò a casa dell’anziano con la scusa di dovere effettuare, anche in questo caso, una perquisizione. la vittima, in compagnia della sua badante, fu chiusa in una stanza da uno dei rapinatori, mentre i complici fecero razzia di soldi e gioielli, scappando subito dopo con refurtiva per cinquemila euro.
Un modus operandi identico a quello del colpo nella villa dell’imprenditore trapanese, che ha condotto gli investigatori all’individuazione della banda: i cinque avevano già pianificato altri tre assalti che la polizia, durante le indagini, è riuscita a sventare. “Si trattava di un sodalizio criminale ben organizzato – ha detto la dirigente della sezione Antirapina, Silvia Como – che riusciva a monitorare le proprie vittime in modo quasi “militare”. I cinque erano muniti di mezzi di trasporto propri, avevano una cassa comune dalla quale attingere ed un ricco equipaggiamento per fingersi militari”. A capo della banda, Giovanni Beone, vero e proprio “regista” di ogni colpo arrestato lo scorso giugno nella maxi operazione antimafia “Apocalisse”, per estorsione.