Siccità, la mappa dell'emergenza: gli appalti e lo stato degli invasi

Siccità, la mappa dell’emergenza: gli appalti e lo stato degli invasi

I lavori in corso e la condizione delle dighe

PALERMO – Invasi vuoti, condutture ancora colabrodo, colture distruttute e un aumento vertiginoso degli animali macellati. La Sicilia boccheggia nella morsa della siccità. Imprese in ginocchio e cittadini alle prese con i razionamenti in moltissimi Comuni. Ma ci sono anche gli interventi gestiti in emergenza, con lavori ultimati e ritardi. Ecco la mappa dell’emergenza.

Siccità, razionamenti e strategie

Nel mese di gennaio sono iniziati i razionamenti in molti Comuni siciliani. Il trend negativo purtroppo è stato è confermato, con precipitazioni al di sotto della media stagionale, dopo un inverno letteralmente “a secco”.

Salvatore Cocina, il direttore della protezione civile, coordina il tavolo per l’emergenza con 24 enti, tra Comuni e Consorzi di bonifica in campo per eseguire le opere necessarie.

I dati della Regione

La Regione ha annunciato, appena due giorni fa, che “circa il 50% delle opere previste è stato portato a termine o è già in corso di ultimazione”.

Analizzando i dati emerge che solo il 17,31% degli interventi è stato completato, “mentre il 30,77 per cento è in corso – scrive la Regione – per un altro 17,31 si stanno completando le procedure di affidamento mentre il 26,92 per cento è in fase di approvazione e presto sarà effettuata la consegna dei lavori”. A questo elenco ufficiale della Regione manca l’8% degli interventi per raggiungere il 100%.

Una corsa contro il tempo, ha spiegato a LiveSicilia Cocina, che ha strigliato, insieme al presidente Schifani, i Comuni e gli enti ritardatari. Infatti, devono essere ancora consegnati i lavori di quasi un appalto su tre, ma il direttore della protezione civile ha sottolineato che gli scavi completati consentono di recuperare circa il 50% di forniture idriche rispetto al totale previsto.

L’esempio di Siciliacque

Cocina lo ha riconosciuto, “buona parte degli interventi già conclusi si deve a Siciliacque”, cioè la società partecipata dalla Regione al 25% al 75% da Idrosicilia, controllata da Italgas.

Da Siciliacque dipende la distribuzione di 70 milioni di metri cubi d’acqua ogni anno a 1,6 milioni di cittadini. Ad aprile, Massimo Burruano, il direttore di Siciliacque aveva anticipato il piano per evitare il blocco delle forniture idriche a quasi un siciliano su tre.

La criticità principale era quella dell’invaso Fanaco (vedi sotto i dati), che rifornisce numerosi Comuni. Per assicurare l’erogazione razionata ai cittadini (15% a gennaio e 45% a marzo), è stato bloccato l’utilizzo per fini agricoli di quasi tutti gli invasi.

La burocrazia e i ritardi

Se da un lato Siciliacque ha ultimato gran parte dei lavori, gli appalti affidati ai Comuni viaggiano a una velocità differente, come quelli gestiti da alcuni gestori locali del servizio idrico: colpa della burocrazia. Nel Catanese, entro fine luglio, saranno ammodernati i pozzi comunali del comune di Mineo e quelli di Ramacca.

Obiettivo ‘metà luglio’ anche per Castelvetrano, Marinella di Selinunte, Triscina e Castellammare del Golfo, interventi pianificati per fronteggiare l’arrivo dei turisti. Entro fine mese Trapani dovrebbe ultimare il ripristino dei pozzi di contrada Bresciana, “con un rilascio aggiuntivo in rete di circa 65 litri d’acqua al secondo”, sottolinea la Regione.

Nell’Agrigentino si lavora agli interventi sulle sorgenti e a una nuova condotta di collegamento: ultimazione prevista il 24 luglio. Al lavoro anche su un nuovo pozzo a Sciacca. Fine luglio necessario anche nel Messinese per molti pozzi.

La situazione degli invasi da Palermo a Caltanissetta

I grafici dell’autorità di bacino mostrano la mappa dell’emergenza idrica in Sicilia. L’invaso Fanaco, per esempio, che serve 15 Comuni tra Agrigento e Caltanissetta, contiene poco più di un milione di metri cubi d’acqua, rispetto agli oltre 20 milioni autorizzati. Nel mese di giugno degli anni passati, erano presenti molto spesso più di 18 milioni di metri cubi d’aqua; soltanto nel 2021, il volume idrico scese a poco più di 8 milioni.

La diga Garcia, che rifornisce le coltivazioni di Santa Margherita, Montevago, Poggioreale, Salaparuta e Contessa Entellina, ha quasi sempre accolto circa 60 milioni di metri cubi d’acqua. Attualmente ce ne sono meno della metà. Si tratta di uno dei perni dei sistemi irrigui del consorzio di bonifica Agrigento 3 e del consorzio Trapani 1. Acqua praticamente a singhiozzo.

Le altre dighe

Non si trova in condizioni migliori l’invaso Prizzi, nel Palermitano, con 3 milioni di metri cubi rispetto ai 7/8 degli anni passati.

Per compensare la mancata erogazione della diga Garcia, proprio ieri il commissario delegato per l’emergenza idrica Dario Cartabellotta ha disposto che 2 milioni di metri cubi del lago Arancio potranno essere consegnati agli agricoltori del consorzio di Trapani e che in totale 8 milioni di metri cubi saranno utilizzabili per finalità irrigue.

Il dramma dell’Ennese

Drammatico il grafico della Diga Pozzillo nell’Ennese, rispetto ai 90 milioni di metri cubi del 2019, attualmente ne sono presenti meno di 5: negli anni passati molto spesso c’era più acqua del volume autorizzato. Si tratta di un invaso che serve 1.500 ettari coltivati ad agrumi prevalentemente, tra Regalbuto e Troina.

Non va meglio l’Ancipa, che rifornisce i comuni dell’Ennese, e molte aree del Messinese e del Catanese, al momento accoglie circa 8 milioni di metri cubi, rispetto ai 20/26 milioni degli anni passati. In crisi anche la diga Castello nell’Agrigentino, con poco più di 8 milioni di metri cubi, a fronte dei circa 20 degli anni passati. Ancora peggio la diga Cimia, nel Nisseno, con 3 milioni di metri cubi a fronte dei 5/8 degli anni passati. L’elenco degli invasi vuoti è lungo, ma la corsa contro il tempo non si arresta.


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