PALERMO – La dead line delle riserve idriche del Palermitano cade a cavallo tra il Capodanno e le prime settimane del 2025.
L’ipotesi che la città resti a secco continua ad agitare i piani alti dell’Amap, la società che gestisce la distribuzione dell’acqua: aveva chiesto l’inizio di razionamenti due mesi fa.
Anche la cabina di regia guidata da Salvo Cocina, il capo della protezione civile, tiene in considerazione l’esaurimento delle riserve, ma con moderazione. Ecco le variabili possibili.
L’ipotesi di Palermo senz’acqua
La peggiore delle ipotesi è che in assenza di piogge gli invasi che alimentano il Palermitano possano esaurirsi ai primi di gennaio del 2025.
La notevole evaporazione estiva, causata dalle alte temperature, ha ridotto gli accumuli d’acqua, di contro, fino a questo momento, non ci sono state precipitazioni significative che abbiano alimentato i grandi serbatoi.
E il fatto che Mondello e alcune arterie palermitane si siano allagate poco conta: in quota non ci sono state, appunto, precipitazioni significative.
Il fattore meteo
Meteo, per la prima volta dopo decenni, spiegano gli addetti ai lavori, i modelli previsionali non stanno funzionando bene: probabilmente perché si basano su vecchi schemi non più aggiornati. O forse perché, veramente, qualcosa è cambiato nell’evoluzione delle condizioni climatiche.
E sulle previsioni si basano gli andamenti a breve e medio termine di una stagione. Dalla piovosità dei prossimi mesi dipende la possibilità di riuscire a superare l’inverno, assicurando continuità nelle forniture idriche del Palermitano e delle altre province siciliane.
Le incognite
Due gli elementi da fronteggiare, a breve termine l’arrivo di temporali significativi potrebbe far slittare la ‘scadenza’ degli invasi che alimentano il Palermitano. Ma la carenza idrica riguarda gli ultimi due anni e non basterà qualche temporale per far rientrare un’emergenza senza precedenti.
Altro fattore è quello della perdita delle condutture, nonostante si stia procedendo con nuovi appalti: circa il 40% dell’acqua si disperde dopo l’immissione in rete.
Le contromisure
Il piano di emergenza c’è, prevede – spiegano dalla Protezione civile – l’arrivo di autobotti e l’installazione di silos, ma è in corso lo scavo di nuovi pozzi e un modulo del potabilizzatore di Presidiana potrebbe entrare in funzione entro l’anno.
Altro asso nella manica è la presa dal fiume Oreto, contaminato da alcuni scarichi che stanno per essere eliminati: da solo consentirebbe di utilizzare circa 300 litri al secondo.
La corsa contro il tempo
Gli occhi sono puntati verso il cielo: si attendono piogge rilevanti nel mese di ottobre. Esiste una opzione remota: una nuova riunione della cabina di regia che possa stabilire nuovi razionamenti.
E poi, superato l’autunno, arriva il vero incubo: l’estate del 2025. Nel frattempo continua il revamping di pozzi in profondità.
Sicilia, gli altri scenari
L’obiettivo è fare entrare in funzione, entro la prossima estate, i dissalatori di Porto empedocle, Gela e Trapani grazie alle deroghe del modello “Genova”.
Restano però criticità notevoli per i centri che dipendono dall’Ancipa, quasi esaurito: San Cataldo, Caltanissetta Nord, Troina, Nicosia, Calascibetta, Gagliano ed Enna. Gli abitandi stanno subendo razionamenti pesanti, e si contendono l’ultimo milione e mezzo di metri cubi d’acqua rimasto con i pesci dell’invaso.
Migliorata la situazione dell’Agrigentino e di parte del Nisseno, ma l’emergenza continua a non fare dormire sonni tranquilli a molti siciliani.