PALERMO – Non solo l’emergenza siccità, con l’aumento delle temperature torna l’incubo incendi. Una corsa contro il tempo per il dipartimento di Protezione civile, ma non solo. A che punto è la campagna prevenzione? E, soprattutto, i 24 soggetti attuatori del piano di emergenza idrico, a che punto sono con gli interventi?
Cocina e Schifani richiamano i Comuni
Emergenza siccità, la Regione sta portando avanti un piano per contrastare il prosciugamento di pozzi e dighe. In ballo ci sono quasi 30 milioni di euro, oltre ai 20 stanziati a livello nazionale. La protezione civile guidata da Salvo Cocina ha coordinato gli interventi con gli enti attuatori, cioè le società di gestione degli acquedotti e, soprattutto, alcuni Comuni.
“I controlli dello stato di avanzamento – dice Cocina a LiveSicilia – sono settimanali. In corso ci sono interventi per reperire acqua aggiuntiva, lo scavo di pozzi gemelli, cioè accanto a quelli esistenti, miglioramenti delle infrastrutture idriche e il riutilizzo di pozzi abbandonati nel tempo”.
Il tempo ha un ruolo chiave, alcuni pozzi sono stati acquisiti da privati, lo scopo è quello di immettere in rete il maggior quantitativo possibile di acqua.
“All’emergenza siccità – continua Cocina – stiamo rispondendo con interventi su tutta la rete, col potenziamento dei gruppi di pompaggio, li abbiamo finanziati tutti, dove c’è certezza di avere l’acqua. Ci sono interventi che riguardano le sorgive, coltivazione e pulizia, è un efficentamento di tutta la Sicilia, negli anni molti impianti erano stati trascurati”.
“Alcuni Comuni sono indietro”
Altro capitolo è quello delle interconnessioni, con lo scopo di spostare l’acqua dal Palermitano al Nisseno, per esempio. Il piano, però, necessita che tutti i soggetti attuatori agiscano. Cocina e il presidente della Regione Schifani stanno richiamando i Comuni per una verifica di ciò che è stato fatto.
“C’è qualche Comune che è indietro e va sollecitato – spiega il capo della Protezione Civile – stiamo facendo un monitoraggio settimanale. Ritengo che ci sia una situazione seria perché non sta piovendo, ma gli interventi di risparmio idrico sono stati attuati già da marzo, con la riduzione dei prelievi, c’è un 10% o un 50% in meno, si conta di riuscire ad arrivare in tempo per le piogge, allungando la vita degli invasi e delle sorgenti, in modo da riuscire ad arrivare a ottobre e novembre”.
Gli altri interventi
Tra gli interventi in campo, la Regione ha stanziato un milione di euro per la progettazione del riutilizzo dei dissalatori, i fondi provengono da una rimodulazione del Fsc: 90 milioni di euro saranno destinati a rimettere in funzione gli impianti abbandonati dal 2010.
Acquisite anche 110 autobotti e la nave della Marina militare è pronta a salpare da Augusta per rifornire l’Agrigentino e il Nisseno, attraverso il porto di Licata.
“Ma ci sono le alte temperature che provocano maggiori fabbisogni ed evaporazione dell’acqua dei bacini”, conclude Cocina. E proprio per questo torna l’incubo degli incendi.
Incendi, l’incubo eterno
“Sta andando peggio dello scorso anno, perché quest’anno ci sono due fattori importanti, non c’è acqua nelle dighe, tutti i mezzi aerei devono andare a mare a prendere l’acqua salata. Sono anche aumentati, notevolmente, gli abbandoni dei terreni agricoli, l’erba spontanea ha invaso tutto e non ci sono interventi dei proprietari”. Maurizio Grosso, segretario nazionale del Sifus Confali è il leader storico dei forestali e non ha dubbi: la Sicilia sta per attraversare un’estate difficilissima.
La prevenzione
“Non è stata fatta la prevenzione – spiega Grosso – i lavori silvo-culturali non sono stati realizzati secondo le necessità del ciclo biologico della natura. I fondi c’erano, erano disponibili da gennaio, non era mai successo prima, ma gli interventi sono partiti in ritardo. I lavori di sottobosco e i viali parafuoco sono iniziati dopo, creando pregiudizi ai boschi”.
Il leader dei forestali illustra le cifre chiave: “I viali parafuoco sono al 70%, dovevano essere al 100% prima dell’avvio della campagna antincendio e invece sono stati realizzati in corso d’opera, con l’aumento della calura”.
E ci sarebbe anche il problema dei pagamenti. “All’inizio dell’anno la Regione ha cambiato il metodo di pagamento causando ritardi anche di due mesi, nel senso che, da poco – conclude Grosso – gli operai hanno percepito il primo stipendio di maggio. Non possiamo essere soddisfatti”.