PALERMO – Sicilia E-Servizi è in credito con la Regione siciliana per circa 81 milioni di euro. Soldi per attività svolte dalla società per azioni, partecipata della Regione, e che non sono mai arrivati. Così, la partecipata chiede adesso al tribunale di Palermo che venga emesso un decreto ingiuntivo che obblighi la Regione a pagare quanto dovuto, e intanto all’Assemblea regionale Vincenzo Figuccia (Pds-Mpa) presenta anche un’interrogazione rivolta al presidente Rosario Crocetta che dovrà quindi chiarire la vicenda. Ma i motivi che hanno spinto la società a chiedere le somme che le spettano non sono quelli ipotizzati dal parlamentare autonomista, che in una nota ha scritto: “Non avendo più liquidità di cassa, Sicilia E-Servizi ha cominciato a pagare ai propri dipendenti il 65% dello stipendio, per altro senza preavvisarli”.
Un’affermazione categoricamente smentita dall’amministrazione della società, che chiarisce che il decreto ingiuntivo è stato chiesto perché la partecipata sia “finalmente in grado di pagare i fornitori per i servizi svolti alla Regione, unica ‘struttura’ per cui lavoriamo, e che non salda i propri conti da mesi: i fornitori chiedono a noi, e noi chiediamo a loro”. Nessuno stipendio arretrato, quindi. “Figuccia – spiega l’amministratore unico della società Antonio Vitale – confonde la Siese con la Sisev, sono loro che pagano gli stipendi ai dipendenti al 65%, non noi, che abbiamo i conti in regola”. Ma ‘Sicilia servizi venture’ (appunto, Sisev), società consortile formata dal gruppo Engineering e Accenture che gestisce i servizi di informatizzazione della Regione, con Sicilia E-Servizi “non ha quasi nulla a che vedere”. E’ un socio privato della partecipata – come spiega Vitale – ma le gestioni sono separate. L’iter legale, comunque, è appena cominciato, e si attende che sia emesso il decreto che obbligherà la Regione a pagare. Una notizia che sorprende anche Antonio Ingroia, futuro commissario liquidatore della società (già nominato da Rosario Crocetta ma che non si è ancora immesso nelle funzioni), che dell’atto ingiuntivo ha detto di non sapere nulla. Ma l’ex pm, che aspetta da mesi di potersi insediare, aggiunge anche: “Ora capisco il perché di tutto questo ritardo nella mia assunzione…”.