Sicilia e-Servizi, i soci privati se ne vanno | Licenziati in tronco 76 lavoratori - Live Sicilia

Sicilia e-Servizi, i soci privati se ne vanno | Licenziati in tronco 76 lavoratori

DI ACCURSIO SABELLA La Sicilia e-Servizi Venture invia una lettera ai sindacati: tra un mese scade la convenzione con la Regione e il nuovo governo, che ha deciso di liquidare la Partecipata, affidandola a Ingroia, non ha accettato le proposte di rinnovo. Così, i dipendenti vanno a casa. E non riceveranno nemmeno la cassa integrazione.

PALERMO – Il contratto sta per scadere. E i soci privati mandano a casa tutti i lavoratori. Triste epilogo quello di Sicilia e-Servizi, società che avrebbe dovuto modernizzare la Regione, e che sta invece terminando una parabola fatta di sprechi, polemiche e recenti propositi di liquidazione. Che dovranno essere affidati al commissario Antonio Ingroia. Ma l’ex pm potrebbe finire per guidare una scatola vuota. Una società senza dipendenti.

È questo il contenuto della lettera inviata dai vertici della Sisev (Sicilia e Servizi Venture) , società che detiene la quota di minoranza della Partecipata regionale. La missiva, inviata all’Ufficio regionale del Lavoro e ai sindacati, non lascia spazio a molti dubbi. La Venture infatti, annuncia che “darà corso, per cessazione di attività, ad una procedura di collocazione in mobilità di tutto il personale in forza, 76 dipendenti”.

Dipendenti che andranno, di fatto, a casa. Senza, tra l’altro, poter ambire a qualche ammortizzatore sociale, non previsto nel caso, appunto, di cessazione di attività.

“La società – si legge nella nota firmata dall’amministratore delegato Giuseppe Bosco – ha per oggetto lo svolgimento di attività informatiche per la Regione Sicilia. In particolare – prosegue la lettera – la progettazione, la realizzazione e la gestione di sistemi e servizi informatici e telematici, l’esecuzione di attività connesse, nonché la reingegnerizzazione di sistemi e servizi già in esercizio”. E fin qui, ecco l’identikit della Venture.

Bosco poi sintetizza anche un po’ la storia che ha portato i privati (rappresentati dalle società Engineering e Accenture) a lavorare a stretto contatto con la Regione. Il raggruppamento temporaneo costituito appunto dalle due spa (Engineering sostituì successivamente nella denominazione Atos Origin spa) si è aggiudicato nel 2005 la procedura a evidenza pubblica espletata dalla Regione siciliana per la selezione del socio privato, appunto, nella nascente società mista. L’obiettivo era quello, fin dalle origini, di occuparsi delle attività informatiche di competenza della Regione e della gestione della Piattaforma integrata.

Un cammino, da allora, molto accidentato. La società mista, infatti, è spesso stata al centro di polemiche politiche e amministrative. Alcuni casi, come quelli, ad esempio, dei progetti per una enorme banca dati della Regione, finì anche sotto la lente della Procura contabile. Senza dimenticare gli esiti del progetto milionario “Iride”, rivelatosi un flop. Spese enormi che portarono l’Ars addirittura a istituire una commissione d’indagine sulla società. La relazione finale parlava di compensi illegittimi e spropositati per i dirigenti. Mentre si alternavano presidenti e cda. Insieme alle voci ricorrenti di prossime assunzioni selvagge (il cosiddetto “ripopolamento”) in una società che aveva già visto transitare cognomi noti. Tra gli altri, Pietro Cammarata figlio dell’ex sindaco di Palermo Diego, Giovanni Di Stefano (ex segretario dei giovani Mpa), Vincenzo Lo Monte, fratello di Carmelo già deputato alla Camera (Mpa); Deborah Civello, cognata del parlamentare nazionale di Forza Italia Francesco Scoma; Nicola Calderone, ex collaboratore di Alemanno; Mario Parlavecchio, cugino dell’omonimo ex deputato regionale dell’Udc, Urania Papatheu, ex commissario della Fiera di Messina.

Ma la storia stavolta sembra definitivamente finita. “La società per Statuto – si legge sempre nella lettera inviata ai lavoratori e ai sindacati – non può operare sul mercato ma deve esclusivamente ottemperare alla suddetta Convenzione quadro, che scadrà il 22 dicembre 2013. Pertanto, – si legge ancora – nonostante i tentativi commerciali posti in atto al fine di ottenere un rinnovo/proroga della citata Convenzione, a far data dal 23 dicembre 2013, tutte le attività della società cesseranno per scadenza dei termini di durata contrattuale”.

Tra un mese, insomma, la Sisev spegne tutto. E già all’orizzonte si intravedono gli innumerevoli problemi “pratici” che potrebbero derivarne. Sicilia e-Servizi, infatti, oltre a gestire delicatissime banche dati, ha “le chiavi” dei sistemi informatici che provvedono, ad esempio, alla gestione degli stipendi dei dipendenti regionali, oltre alle informazioni, ad esempio, di natura sanitaria riguardanti i siciliani.

E per i lavoratori, già in passato in grosse difficoltà a causa di ritardi di stipendio e di propositi di licenziamento come detto, non è previsto nemmeno alcun paracadute. “Trattandosi di cessazione di attività – precisa l’amministratore delegato di Sisev – non sono applicabili alla fattispecie gli ammortizzatori sociali classici, quali la Cassa integrazione guadagni, contratti di solidarietà e/o forme generalizzate di riduzioni dell’orario di lavoro”. Insomma, tutti a casa. Nonostante il “fine ultimo” della convenzione fosse quello di formare i lavoratori e a quel punto “cederli” alla Regione. Entro la scadenza del contratto. Tra un mese, quindi.

E la decisione di Sisev arriva in un momento già complicato di suo. Il governo, infatti, aveva deciso di liquidare la società. Una scelta già intrapresa da Raffaele Lombardo che aveva indicato come commissario l’avvocato Antonio Vitale. Poi la società è stata miracolosamente salvata dalla liquidazione. Risuscitata. Ma il nuovo governo sulla gestione della partecipata ha molti dubbi. Così Rosario Crocetta decide di rimettere in liquidazione la società. E sceglie come commissario Antonio Ingroia. Ma l’ex pm finora non è riuscito a insediarsi. Dapprima, a causa dei “tempi tecnici” legati alla convocazione dell’assemblea dei soci. Infine per la decisione di un notaio che ha stoppato la liquidazione: per farlo serve una legge regionale. Ma quando arriverà, i soci privati avranno già levato le tende*. E i lavoratori saranno per strada.

* come raccontiamo in un altro articolo (LEGGI QUI) ieri sera è arrivato l’ok all’insediamento di Antonio Ingroia.


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