I morti di Covid sono sempre lì. La catena dei lutti rimane imponente, anche in Sicilia. E va bene (anzi, va male) che il bollettino quotidiano viene ingrossato dai ‘recuperi’ dei giorni precedenti. Tanto è vero che il più recente conteggio ne riporta quarantanove, ma solo sei nelle ultime 24 ore.
Ma, a scomporlo e ricomporlo, il dato complessivo non cambia. La gente continua a soffrire e a morire, soprattutto i non vaccinati, come raccontano i medici in trincea che sono quelli che ricevono addosso la prima ondata del dolore. I dati ufficiali dicono che la Sicilia è al sedici per cento di occupazione delle terapie intensive, dunque si andrebbe verso la zona gialla. Ma pure i numeri listati a nero si mantengono elevati nel corso del tempo. Chi sono quelli che continuano a morire, mentre tutti rincorrono dichiarazioni più o meno esplicite sull’imminente fine dell’emergenza? Ed è davvero così? Siamo all’ultima curva che precede il rettilineo della normalità? Oppure viviamo l’ennesima illusione?
“Si, ci sono ancora tanti morti, posso, purtroppo, confermarlo – dice il dottore Baldo Renda, primario della Terapia intensiva Covid dell’ospedale ‘Cervello’ -. Posso pure fornire un identikit medio e dolorosissimo: l’ultrasettantenne fragile e non vaccinato ha pochissime probabilità di farcela; poche il non vaccinato in generale, se è qui, da noi. Abbiamo avuto pure qualche vaccinato con due dosi, però, di solito, ce la fa. Molti muoiono nei reparti. Diminuendo i contagi, diminuiranno le vittime e speriamo di assistere presto alla svolta che auspichiamo. Per il quardo che osservo l’emergenza mi pare tutt’altro che superata”.
La dottoressa Tiziana Maniscalchi, primario del pronto soccorso Covid del ‘Cervello, aggiunge: “I non vaccinati sono sempre presenti in gande quantità. Ci sono troppi anziani senza il vaccino e non è colpa loro, spesso, ma della indifferenza generale. Erano chiusi in casa e sono stati contagiati dai parenti. Poi ci sono i fragili, magari vaccinati con due dosi, che, per un problema di immunosoppressione, non sono stati protetti dalle somministrazioni. Sono stati uccisi dal coronavirus o dalla loro patologia? Per l’esperienza che abbiamo maturato: il virus debilita l’organismo in modo tremendo e definitivo. La terza dose protegge dalla malattia grave, un po’ meno dall’infezione. La variante Omicron si sta confermando fortemente diffusiva e avremmo bisogno di un prodotto aggiornato per contrastarla meglio. Qui ci sono quaranta ingressi al giorno, non crescono, ma non diminuiscono. Secondo me è presto per tirare un sospiro di sollievo”.
“Come si fa a dire che siamo nel tratto finale del tunnel? Anche io mi pongo questo problema e non trovo risposta – dice il dottore Massimo Farinella, esponente del Comitato tecnico scientifico siciliano, infettivologo e primario all’ospedale ‘Cervello’ di Palermo -. Ho sempre gli stessi malati, il nostro ospedale è pieno. Mi pare che la comunicazione si sia irresponsabilmente alleggerita, come se si vivesse in mondi paralleli. Ed è prematuro e assurdo immaginare di togliere le mascherine o di favorire gli assembramenti con modalità incontrollata. Oltretutto, siamo ormai distanti dalle vacanze natalizie e non si spiega tutto con quel picco festivo. Abbiamo avuto un altissimo numero di morti, vediamo morire diversi pazienti anziani e fragili. Siamo addolorati”.
A (tristissimi) conti fatti, sembra di potere abbozzare una sintesi. I vaccinati con tre dosi dispongono di uno scudo essenziale che, almeno, li protegge dalle ospedalizzazioni e dallo strappo violento della malattia. I non vaccinati muoiono perché ipnotizzati da fake news o perché anziani e soli. E pensare che certi lutti si potrebbero evitare rende, come sempre, più bruciante il rimpianto.