Sicilia, Musumeci e l'eredità di Crocetta: l'analisi di Bonsignore - Live Sicilia

Sicilia, Musumeci e l’eredità di Crocetta: l’analisi di Bonsignore

Nuovo approfondimento sui 4 anni di governo del centrodestra. Intervista a Raffaele Bonsignore, presidente di Fondazione Sicilia

PALERMO – “Certo, sarebbe stato difficile far peggio del precedente governo regionale a guida Crocetta, ma è stato ancora più difficile, per Musumeci, scrollarsi di dosso quella eredità che non esito a definire disastrosa”. Raffaele Bonsignore, avvocato penalista presidente di Fondazione Sicilia, sul bilancino dei quattro anni del governo Musumeci, mette “una grande attenzione e sintonia in campo culturale, della lotta alla povertà educativa e degli strumenti di salvaguardia del territorio”, e dall’altra parte “opere pubbliche e viabilità in condizioni critiche, e soprattutto una burocrazia che con i propri storici mali e la lacunosa gestione delle risorse umane mette a rischio l’ultima chiamata per lo sviluppo, cioè le risorse del Pnrr”. VOTA ONLINE – MUSUMECI STA GOVERNANDO BENE?

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Regione, era Musumeci: come è andata, come va?

“Premessa: Musumeci e la sua giunta hanno preso in consegna una Sicilia disastrata sotto innumerevoli punti di vista, quelli infrastrutturale ed economico innanzitutto. Se si parte da zero, non bastano pochi anni per far percepire ciò che si fa. Dico che talvolta quella impressione di immobilismo che ci coglie a turno un po’ tutti, può essere ingenerosa. Di certo la pandemia non ha aiutato, ma proprio nella risposta all’emergenza, che ha avuto priorità su tutto, la Regione non ha deluso affatto”.

Andiamo al punto, anzi ai punti.

“Le vocazioni istituzionali di Fondazione Sicilia sono arte, educazione, ricerca e sviluppo sostenibile. Sulle iniziative culturali e artistiche, la comunicazione con l’assessorato competente, fin da Sgarbi e poi con Tusa e adesso con Samonà, è stata sempre eccellente: collaborazione perfetta, in continuità, con la Regione disponibile a condividere progetti e a mettere in campo azioni concrete. Penso per esempio all’attenzione ai borghi abbandonati, con il bando di circa 50 milioni di euro stanziati parallelamente agli studi di fattibilità della Fondazione. Pensiamo ai benefici che avremmo avuto sui borghi se simili iniziative fossero state prese dai predecessori… O, ancora, alla costituzione della Fondazione Le vie dei tesori”.

Una… “azione parallela” che a differenza di quella descritta dallo scrittore Robert Musil, le pare non inconcludente ma concreta. Tutto bene anche sotto il profilo del secondo punto, quello della educazione?

“Parto dal dato che ogni anno Fondazione Sicilia, come altre fondazioni bancarie, è impegnata con Fondazione con il Sud e la sua espressione Impresa sociale con i bambini per il contrasto alla povertà educativa. Versiamo annualmente 350 mila euro. Ecco, sulla riduzione delle differenze educative, che in costanza di pandemia si sono aggravate, il governo ha mostrato oggettiva sensibilità. Ne fa prova la manifestazione di interesse dotata di 10 milioni di euro di fondi regionali e comunitari contro la povertà educativa”.

Andiamo alla salvaguardia del territorio e del paesaggio.

“Nel 2018, con trent’anni di ritardo, è stata istituita dalla Regione l’Autorità di bacino dell’assetto idrografico. Poi, a questa amministrazione dobbiamo il Piano di tutela della qualità dell’aria, quello contro le alluvioni e per lo smaltimento dell’amianto: strumenti indispensabili. Un altro esempio di sintonia con i temi cari alla Fondazione è la legge del 2020 Cordaro-Musumeci sulla riforma dei piani urbanistici, che arriva a 42 anni dalle norme fino allora vigenti della legge Fasino-Mattarella. E nel 2020 è arrivato il bando sulla rigenerazione urbana. Dobbiamo difendere il territorio, ce lo impone la memoria anche recente delle tragedie, la più recente quella dell’alluvione di Catania. Non diamoci altri svantaggi oltre quelli che già subiamo non per nostra colpa”.

A cosa si riferisce?

“Agli enormi costi della condizione di insularità, che l’assessore all’Economia Gaetano Armao sta lucidamente calcolando, facendo oggettivamente un gran lavoro. Vivere in un’isola costa, e tanto: va ascritto al governo il merito di mantenere una dialettica serrata con Roma”.

Insomma, più rose che spine.

“Mi dia il tempo di passare alle critiche negative, è giusto riconoscere come è doveroso sottolineare le cose che non vanno. Manca una strategia complessiva del nostro ruolo in Europa e nel Mediterraneo, navighiamo a vista senza una visione chiara. Fra le negatività mi ha colpito  pesantemente la vicenda dei progetti in agricoltura bocciati per l’accesso ai fondi del Pnrr. Una preoccupazione per il futuro, se la burocrazia regionale e tutte le risorse umane della macchina regionale non verranno radicalmente censite, qualificate e responsabilizzate”.

Che altro?

“I rifiuti, ormai problema drammatico, con una disponibilità in discarica di 1,5 milioni di tonnellate su un tetto di 5 tonnellate. Abbiamo stanziato 70 milioni e i frutti non si vedono, mentre il bando sui termovalorizzatori incontra problemi. Poi, la viabilità: con tutto il merito riconosciuto all’assessore Falcone nell’aprire e riaprire cantieri, siamo riusciti a trasformare la Sicilia in un… arcipelago, isolando di fatto tutte le province fra di loro, fra chiusure, ritardi e cantieri infiniti”.


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