Sicilia, il rebus del Pnrr: l'asse, i fondi e la mappa - Live Sicilia

Sicilia, il rebus del Pnrr: l’asse, i fondi e la mappa

In ballo ci sono i 2,4 miliardi di euro stornati dai progetti siciliani. Le rassicurazioni del ministro Fitto e l'annuncio di Schifani
I FONDI E LA PROGRAMMAZIONE
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PALERMO – Il Pnrr è alla prova dei fatti e in ballo – dopo la rimodulazione dei fondi – c’è l’asse politico Schifani – Fitto, finito nel mirino dell’opposizione, Pd ed M5S in testa. In ballo ci sono i 2,4 miliardi di euro stornati dai progetti siciliani, con le rassicurazioni del ministro per le politiche di Coesione e l’annuncio del governatore siciliano dei primi giorni di giugno: “D’accordo con Fitto per gli obiettivi strategici che abbiano alta valenza sul territorio”. E adesso?

  • La strategia e i fondi per la Sicilia
  • Ecco cosa ne pensano i vertici di Confindustria
  • Pnrr, la mappa dei fondi da Palermo a Catania
  • Le criticità energetiche
  • Le critiche del Pd

La strategia e i fondi

“La Sicilia – aveva assicurato Renato Schifani – lavorerà in piena sintonia e di intesa con il governo centrale su interventi strategici”. Una posizione che, alla luce della rimodulazione dei fondi delle ultime ore, trova sponda in Confindustria, come conferma a LiveSicilia il presidente Alessandro Albanese. “La rimodulazione – dice il leader degli industriali – se deve essere concentrata su alcune grandi opere va bene, la frammentazione non va bene. Il Pnrr è a debito e lo dovremo restituire, lo restituiranno i nostri figli e nipoti. Nel 2035 un giovane si troverà un debito che non potrà sostenere. Dovrà essere possibile un rilancio della Sicilia, le opere devono essere fortemente produttive”. Ma il Pd è fortemente critico, tanto che Cleo Li Calzi, alla guida del dipartimento di analisi sul Pnrr, ha preparato un dossier (guarda sotto).

Pnrr, Palermo e i fondi rimodulati

Nove azioni, dalla promozione degli impianti innovativi, agli interventi per l’efficienza energetica dei Comuni. La Cgil ha realizzato un dossier che elenca tutte le proposte di rimodulazione dei fondi Pnrr. Il dato regionale, dei fondi in meno, è di 1,4 miliardi di euro. A Palermo le politiche di coesione vedono un taglio di 378 milioni di euro, ma dovrebbero essere irrorate con altri fondi. Ventitré milioni di euro in meno nella valorizzazione dei beni confiscati alle mafie; 17 milioni di euro in meno nella gestione del rischio alluvione. E ancora, 60 milioni di euro in meno per l’efficienza energetica, 6,8 milioni spostati dal settore della tutela e valorizzazione del verde urbano, 53,8 nel contrasto dell’emarginazione sociale e 196 dei Piani urbani integrati.

Pnrr, i dati di Catania

In totale, i fondi rimodulati su Catania sfiorerebbero i 370 milioni di euro. Ventisei nei servizi e infrastrutture sociali, 8 milioni in meno sui beni confiscati; 58 milioni sull’efficienza energetica dei Comuni; 5 milioni sulla tutela del verde; 85 milioni nella riduzione dell’emarginazione sociale e 185 milioni di euro sui Piani urbani integrati.

L’allerta di Confindustria

Il problema reale, secondo gli industriali siciliani, non è la rimodulazione dei fondi, ma il sistema delle riforme che non si è mai adeguato per dare il via alla progettualità e agli investimenti del Pnrr.

Quello dei progetti resta il primo punto critico, come ricorda Albanese, poi ci sono “le mancate riforme della pubblica amministrazione e della giustizia”.

“Di quello che è stato fatto fino ad adesso – spiega Albanese – non abbiamo segnali tangibili, non è che sia partito bene, perché il vecchio governo l’aveva presentato come la panacea, ma sappiamo bene che non c’è la progettualità e non ci sono state le grandi riforme”.

Le criticità energetiche

Albanese è convinto che uno dei nodi cruciali sia quello della transizione energetica, che vale 630 miliardi di euro, a fronte dei 25 previsti dal Pnrr.

“Il rischio – continua il leader degli industriali – è che migliaia di aziende vadano in default. A fronte delle decine di miliardi del Pnrr dobbiamo capire come si affronta la transizione energetica e potrebbero essere necessarie nuove scadenze, a partire dalle auto elettrice fino a tutto il settore automotive. Poi c’è la questione dell’alta velocità, che in Sicilia non è stata ancora programmata. “Si parlava di alta capacità – insiste Albanese – l’alta velocità andrebbe completata col ponte. Vogliamo un sistema complementare al trasporto aereo? Rischiamo che si possa implodere con qualsiasi cosa. Se dobbiamo pensare a un sistema di trasporti dobbiamo pensare al Ponte. Se la rimodulazione serve a ripensare all’alta velocità ben venga, se si stanno spostando i fondi su altri rivoli non ha senso”.

L’attacco del Pd

Cleo Li Calzi, responsabile del Pd del dipartimento nazionale di analisi sul Pnrr è convinta che la rimodulazione dei fondi sia la conferma dell’allarme già lanciato un mese fa. A fronte dei fondi cancellati, sarebbe “a rischio” anche la “compensazione promessa da Fitto”, dice la Li Calzi a LiveSicilia. Insieme al segretario regionale Anthony Barbagallo, la Li Calzi ha preparato un dossier, nel mirino c’è il governatore Renato Schifani che, circa un mese fa, aveva avocato a sé la delega del Pnrr togliendola a Marco Falcone. Il governatore sarebbe responsabile di non aver affrontato la partita di fondi europei e Pnrr, se non durante “l’unica riunione della cabina di regia risalente al 31 marzo scorso”. Si tratterebbe di un “disastro per la Sicilia e i siciliani”, che continuerebbe anche dopo l’avocazione della delega.


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