Sicilia, Sanità, Senato: Miccichè tra vittoria e sconfitta

Sicilia, Sanità, Senato: Miccichè tra vittoria e sconfitta

La difficile coabitazione con Schifani. La voglia di dare le carte. La sponda romana.
IL PERSONAGGIO
di
2 min di lettura

“La mia abilità? Pure quando sto perdendo, faccio finta di avere vinto. Però, non vinco sempre”. Questo diceva, l’altra volta, Gianfranco Miccichè a qualcuno che lo stava ad ascoltare, questo ripete, ogni tanto, ad amici e sodali. Nel Miccicheismo nulla è casuale, nemmeno i versi formulari, i linguaggi che puntellano un mondo scapigliato, sempre all’assalto di qualcosa, sempre preoccupato di mantenere il territorio conquistato.

Ma adesso parrebbe proprio il caso di recuperare il detto: perché Miccichè sta perdendo, almeno così pare, dopo avere assaporato l’inebriante profumo della vittoria, con Musumeci in rotta e un diverso presidente al timone, secondo perentoria richiesta. O almeno è sospeso, in bilico come non mai. Purtroppo per lui, Renato Schifani si sta dimostrando un inquilino di Palazzo d’Orleans coriaceo e scafato. Non concepisce coabitazioni, ma non va all’assalto con la baionetta dell’esternazione. Agisce in penombra, offrendo, alla luce, sorrisi smaglianti e trattati di pace.

I segnali? Miccichè che, con posa garibaldina, si mette di traverso per difendere Silvio, minacciando sfracelli, mentre Berlusconi si lascia ritrarre, con Giorgia Meloni, nella posa amichevole dei compagni di banco alle elementari in procinto di dividersi la merendina. Ed ecco che sopraggiunge la ritirata strategica, sullo sfondo del sicilianissimo ‘Un ci fu niente, pigghiamuni u’ cafè’.

Il resto? Miccichè che vorrebbe delle garanzie per sciogliere il dilemma – vado a Roma, o resto qua -, ovvero, magari, l’imperio indiretto sull’assessorato alla Sanità. E lo lasciano cantare, secondo gli ultimi dispacci. Miccichè che vorrebbe continuare a dare le carte in Sicilia, quando di capisce che tanti dei suoi ex compagni di viaggio stanno compiendo incessanti ‘acchianate a Santa Rosalia’, auspicando il contrario. Un esempio non inverosimile? Quel Francesco Cascio che segue il presidente Schifani, nelle sue occasioni pubbliche, e che approderebbe all’Ars se Micci optasse per il Senato. Oltretutto, Cascio avrebbe pure qualche legittimo risentimento politico da covare, essendo passato da candidato sindaco palermitano di Forza Italia a entità sospesa e in attesa.

In fin della licenza, sembra che le carte date copiosamente, al momento non siano favorevoli. E chissà che Gianfranco Miccichè non rimpianga i tempi delle ‘scazzottate verbali’ con Nello Musumeci che veleggia verso sponde romane. Da forzista era più semplice opporsi a un concorrente del centrodestra, mentre resta arduo contrapporsi a un governatore della stessa parrocchia. Tutto, beninteso, può sempre succedere sulle coordinate delle tre S – Sicilia, Sanità, Senato – magari con un incarico da vicepresidente. Purché ci sia l’abilità necessaria al tavolo da gioco del potere: la faccia da bluff che ti spinge a sorridere di più, proprio quando stai cominciando a perdere. (Roberto Puglisi)


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI