Sicilia, segnalate nuove varianti: Covid, i contagi e la 'profezia'

Sicilia, segnalate nuove varianti: Covid, i contagi e la ‘profezia’

Il punto sulla pandemia nella nostra regione.

A che punto è il Covid in Sicilia? Cerchiamo di capirlo con i dati che abbiamo a disposizione e con il racconto di chi si occupa del contrasto alla pandemia, studiandola, cercando di comprendere dove sarà, domani, il nemico. Questa è la difficoltà suprema: anticiparne le mosse. Non appena abbiamo fotografato il coronavirus, lui si è già spostato altrove, invitandoci a rincorrerlo. Ecco l’ultima foto, in attesa del prossimo scatto, tra contagi e nuove varianti che fanno capolino.

I contagi e i numeri

Il Dasoe è il dipartimento dell’assessorato regionale alla Salute che monitora il virus con un bollettino settimanale. Rispetto alle rilevazioni quotidiane ha il vantaggio di uno sguardo nel tempo, dunque maggiormente in grado di dare qualche risposta. La rilevazione più recente è di oggi: “Nella settimana dall’11 al 17 luglio si registra un lieve decremento dei contagi. L’incidenza di nuovi positivi  è pari a 55615 (-12%), con un valore cumulativo di 1158/100.000 abitanti. Il tasso di nuovi casi più elevato rispetto alla media regionale si è registrato nelle province di Messina (1439/100.000 abitanti), Siracusa (1384/100.000) e Agrigento (1346/100.000 ). Le fasce d’età maggiormente a rischio risultano quelle tra i 60 ed i 79 anni (1431/100.000), tra gli 80 e gli 89 anni (1230/100.000) e tra i 45 e i 59 anni (1226/100.000). Anche le nuove ospedalizzazioni sono in lieve diminuzione e più di metà dei pazienti in ospedale nella settimana di riferimento risultano non vaccinati”. Notizie confortanti sulle vaccinazioni, con l’apertura a una platea più ampia. “Nella settimana 13– 19 luglio, con l’apertura alla fascia over 60, sono state somministrate 18.709 quarte dosi con una media giornaliera di 2.672 somministrazioni. Rispetto alla settimana precedente, l’apertura della vaccinazione in quarta dose alla fascia over 60 ha determinato un aumento delle somministrazioni in quarta dose del 200%”.

Che succede in terapia intensiva

Sì, ma che succede nei luoghi concreti in cui il Covid produce i numeri – drammaticamente riferibili a persone – che analizziamo? Il dottore Baldo Renda è il primario della Terapia intensiva Covid dell’ospedale ‘Cervello’. Anche in questa, come in altre occasioni, fa il punto, tenendo presente che scriviamo di un quadro dinamico. “In questo momento – dice il dottore Renda -. Abbiamo sette pazienti e un posto libero. Di questi: cinque sono positivi, con altre patologie che hanno provocato il ricovero, e due con polmoniti gravi da Covid”. E’ la distinzione di cui si parla da sempre, tra semplici contagiati e altri che stanno sicuramente male per gli effetti del coronavirus. Tuttavia, bisogna procedere con attenzione. Avvertiva la dottoressa Tiziana Maniscalchi, primaria del pronto soccorso del ‘Cervello’: “Siamo sicuri che questa distinzione sia sempre valida? Abbiamo osservato un incremento degli ictus di persone con il tampone positivo. Siamo proprio sicuri che il Covid non c’entri niente? Io sarei un po’ più cauta, fino a quando non ne sapremo di più”.

Sicilia, le nuove varianti

Il Covid non sta fermo, lo cerchi con una fisionomia e lo trovi con un’altra maschera. “A livello nazionale – dice la professoressa Francesca Di Gaudio, ‘cacciatrice’ di varianti con il Cqrc – Omicron 5 è arrivata al 75,5 per cento, in Sicilia all’ottanta per cento. Quello che stiamo vedendo è che il virus è velocissimo nel mutare, infatti cambia continuamente. Su Palermo osserviamo la crescita di due nuove varianti BE.1 e BF.1 che sono state segnalate. Ma ci rendiamo conto che tutte le varianti che stanno spuntando sono meno impattanti, dal punto di vista della salute, anche se risultano più contagiose. Dobbiamo tenere alta l’attenzione, ma non me la sento di essere catastrofista. Le varianti nascono continuamente e fanno la loro strada, a seconda delle caratteristiche. Alcune hanno un passaggio veloce, altre si affermano. Io credo che il virus sarà sempre più contagioso e sempre meno grave nei confronti dei vaccinati. Del resto, questo è il suo mestiere”.

L’Oms: prepararsi all’inverno

La pandemia è finita? Purtroppo, no. Anzi, in autunno e inverno – secondo l’Oms . ci si attende un nuovo “aumento di infezioni, ricoveri e decessi” da SarsCoV2. E’ questa la sintesi un documento pubblicato dall’ufficio europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: una inquietante e laica ‘profezia’ sanitaria. “Stiamo assistendo a un aumento dei ricoveri, che aumenteranno ulteriormente solo nei mesi autunnali e invernali con la riapertura delle scuole, le persone che tornano dalle vacanze e lo spostamento della socializzazione al chiuso con l’arrivo del clima più freddo”, dice il direttore Hans Kluge . Secondo l’Oms bisogna adottare delle misure che scongiurino il peggio: con l’aumento delle coperture vaccinali nella popolazione, con la somministrazione delle quarta dose ai soggetti a rischio una volta passati tre mesi dall’ultima dose, con la promozione dell’utilizzo della mascherina nei luoghi chiusi, con la ventilazione degli spazi pubblici come le scuole, con l’utilizzo tempestivo di tutte le armi terapeutiche disponibili, per esempio gli antivirali. Per la massima autorità mondiale in tema di sanità sono azioni che vanno messo in campo tempestivamente. “Aspettare l’autunno per metterle in pratica sarà troppo tardi”, avverte Kluge. (Roberto Puglisi)


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