PALERMO – Non si possono rilasciare concessioni ai lidi balneari in assenza dei piani di utilizzo delle aree demaniali marittime.
Non sono ammesse deroghe, neppure per coloro che hanno ottenuto il via libera durante la pandemia Covid.
La Corte costituzionale, con una sentenza del 5 aprile, depositata il 5 maggio scorso e passata sotto traccia, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 3 della legge regionale numero 17 del 21 luglio del 2021.
La norma sui lidi
L’articolo cassato dalla Consulta presieduta da Giuliano Amato recitava: “Attesa l’emergenza epidemiologica da Covid-19, al fine di consentire all’amministrazione concedente la conclusione dei procedimenti amministrativi, la coerenza con le previsioni del Piano di utilizzo del demanio marittimo non è prevista per le istanze già protocollate alla data di entrata in vigore della presente legge”.
Era dunque consentito il rilascio di concessioni demaniali marittime in mancanza (o in assenza della preventiva verifica di coerenza) dei piani di utilizzo delle aree demaniali marittime (Pudm).
Ad impugnare la norma, nel settembre 2021, era stato il Consiglio dei Ministri su sollecitazione di Legambiente Sicilia.
Si torna alla legge regionale del 2005 che imponeva ai Comuni di dotarsi dei piani spiagge per poter rilasciare nuove concessioni balneari.
Tutela dell’ambiente
Secondo la Consulta, i Pudm svolgono “… un’essenziale funzione non solo di regolamentazione della concorrenza e della gestione economica del litorale marino, ma anche di tutela dell’ambiente e del paesaggio, garantendone tra l’altro la fruizione comune anche al di fuori degli stabilimenti balneari, attraverso la destinazione di una quota di spiaggia libera pari, secondo quanto previsto dalla stessa legge reg. siciliana n. 15 del 2005, al cinquanta per cento del litorale…“.
Servono piani chiari
Pertanto “… una disposizione che preveda, in deroga al divieto di nuove concessioni nei Comuni siciliani ancora sprovvisti di Pudm già imposto dalla legislazione precedente, la possibilità di continuare a rilasciarle anche in seguito, ha l’effetto di eliminare un importante incentivo per i Comuni ad avviare il relativo procedimento di approvazione; e determina, conseguentemente, un abbassamento del livello di tutela dell’ambiente e del paesaggio nei Comuni costieri rispetto a quanto già in precedenza assicurato dalla stessa legislazione regionale previgente…“.
Insomma i piani di utilizzo rappresentano un argine contro l’aggressione dei litorali, baluardo per la tutela dell’ambiente.
La Corte costituzionale mette un paletto definitivo, anche per le concessione in parola. I titolari dei lidi che le hanno ottenute devono attenersi alle previsioni dei piani. Non sono ammesse deroghe altrimenti sarebbero privilegiati gli interessi dei privati.
Una sentenza che interessa un settore particolarmente importante per la Sicilia. Le concessioni balneari valgono un fatturato di mezzo miliardo e centomila posti di lavoro.