Sicilia, tensioni tra i trasportatori: quanto costa la crisi - Live Sicilia

Sicilia, tensioni tra i trasportatori: quanto costa la crisi

Il caro benzina, la minaccia di blocchi e le conseguenze per i consumatori

CATANIA – Doveva essere la settimana degli stop, delle tensioni tra i trasportatori, delle prove generali di un’economia di guerra, almeno in Sicilia. Per il momento però l’emergenza sembra essere scongiurata: la Commissione di garanzia per gli scioperi ha bocciato lo stop degli autotrasportatori, che sarebbe dovuto partire oggi e che ha spinto migliaia di persone a fare il pieno di carburante e svuotare gli scaffali dei supermercati. Ma nonostante questo salvataggio in extremis il caro vita continua a creare problemi nelle catene logistiche e nei prezzi delle materie prime, con incrementi di prezzo che si scaricano sui consumatori.

I trasportatori

Per il momento appare scongiurata una serrata degli autotrasportatori, che avevano proclamato lo stop per protestare contro la repentina crescita di prezzo del carburante. Il problema però era avvertito già tre settimane fa, quando il gasolio costava un euro al litro in meno rispetto a oggi e quando furono fatti dei presidi ai caselli. Ed è per questo che Giuseppe Richichi, presidente dell’Aias Associazione imprese autotrasportatori siciliani, dice si essere intenzionato a fare delle manifestazioni: “Dobbiamo per forza muoverci: quando un ministro della Repubblica come Stefano Cingolani arriva a dire che la crescita dei carburanti in corso in questo momento è una truffa, una speculazione, non possiamo stare fermi, non fosse altro che per non essere complici di quello che sta succedendo”.

Richichi esclude blocchi dei caselli e delle spedizioni: “Stiamo trasportando e consegnando regolarmente le merci – dice – spesso agendo sull’orlo del fallimento, e domani non ci fermeremo. Era stata solo una sigla a proclamare uno sciopero, e non so che impatto potranno avere se decidono di fermarsi comunque”.

Archiviata questa pratica, resta il problema del caro carburanti e della crescita dei prezzi delle materie prime: “È il motivo per cui vogliamo fare qualcosa, ma in modo utile, senza restare isolati – dice Richichi – vorremmo coinvolgere le persone che hanno fatto la fila per fare il pieno, e che di fatto ha riempito di soldi la grande distribuzione di carburanti e anche dei supermercati, spiegare loro l’anomalia di una regione in cui ci sono 4 raffinerie e che produce il 25 per cento del fabbisogno italiano dei carburanti, e in cui benzina e gasolio costano più che altrove. Ma deve essere una manifestazione che coinvolge tutti i cittadini”.

I consumatori

Sull’anomalia dei prezzi dei carburanti e della crescita incontrollata dei prezzi punta l’attenzione Carmelo Calì, presidente di Confconsumatori Sicilia, partendo anche in questo caso dalla dichiarazione del ministro Cingolani: “Un ministro che arriva a dire che è in atto una truffa – dice Calì – dà un’indicazione precisa: al di là del fatto che andrebbe fatta un’indagine per capire chi sta speculando sui prezzi dei carburanti, è evidente che l’aumento dei prezzi è stato troppo immediato per essere causato dalla guerra”.

Per i consumatori, però, si traduce tutto in una maggiore spesa finale: “L’altro lato della medaglia – dice Calì – è che le accise pesano per il sessanta per cento del prezzo finale alla pompa, un problema che esiste da ben prima della guerra, e che non è stato risolto da nessun governo. Dunque un primo passaggio sarebbe sì mettere mano alla speculazione, ma anche a queste accise che accrescono tantissimo il prezzo al litro”.

Resta poi la questione delle materie prime e delle merci, i cui prezzi stanno crescendo già da mesi e che nelle ultime settimane hanno subito un’impennata: “È stata molto importante la dichiarazione di Draghi – dice Calì – che ha indicato nell’adozione di tetti un metodo per calmare o almeno rallentare la crescita dei prezzi del gas. Significa che a livello europeo, quando le autorità mettono mano a misure di contenimento, i risultati si vedono”.


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