“Sicilia, troppi ritardi nella spesa” | Fondi Pac, “buttati” 800 milioni - Live Sicilia

“Sicilia, troppi ritardi nella spesa” | Fondi Pac, “buttati” 800 milioni

La Consulta respinge il ricorso della Regione e dà ragione allo Stato che aveva sottratto le somme.

La Corte costituzionale
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PALERMO – Crocetta ha brindato ai 500 milioni giunti da Roma. Dopo che Roma aveva tolto alla Sicilia più di 800 milioni. Il “saldo” tra le buone e le cattive notizie, insomma, è negativo. Ma le colpe tra il governo Renzi e quello regionale sono equamente condivise. E adesso sono cristalizzate in una sentenza della Corte costituzionale depositata i primi maggio e pubblicata solo adesso. Per farla breve, la Consulta ha dato torto al governo Crocetta che si era opposto alla decisione dello Stato di togliere alla Sicilia oltre 1,3 miliardi di Fondi Pac (Piano azione e coesione), per destinarli agli sgravi per le imprese, previsti nella legge di stabilità nazionale del 2014. Ricorso respinto per un motivo molto semplice: la Regione ha tardato a programmare e impegnare quelle risorse. Lo Stato, quindi, aveva tutto il diritto di riprendersele.

Certo, su questo ovviamente si potrà discutere. Il governo romano, infatti, con quella manovra, messa in campo a fine 2014, ha, di fatto, sottratto soldi vitali alle Regione del Sud, per indirizzarle alle aziende che, notoriamente, non sono per la maggior parte diffuse al Meridione. Una scelta politica, insomma, di un governo che non perde occasione per professarsi “vicino al Sud”.

Ma tant’è. Roma aveva il diritto di riprendersi quei soldi, ha spiegato la Corte costituzionale, cassando perentoriamente il ricorso della Sicilia. Quei soldi, infatti, sono soldi dello Stato, per quanto provenienti dall’Europa. E lo Stato ha il potere di cambiarne destinazione, nel caso in cui queste non fossero state impegnate. Ed è il caso della Sicilia che aveva contestato anche la retroattività della legge di stabilità nazionale del dicembre 2014, che intendeva recuperare le somme non spese al 30 settembre dello stesso anno. Un “difetto” poi corretto dal governo Renzi: il limite per la spesa di quelle somme adesso coincide con l’entrata in vigore della legge: i primi del 2015.

E così, addio ai soldi. Anche perché, fa notare la Corte costituzionale, il governo siciliano non è stato in grado di dimostrare l’eventuale impegno delle risorse, evitandone così il ritorno a Roma. La Sicilia “ben [avrebbe] potuto indicare a questa Corte, se fossero esistiti, – si legge nella sentenza -i casi nei quali la norma aveva trovato applicazione. Il non averlo fatto, in presenza di una condizione negativa, quale è la mancata applicazione della norma impugnata […], e in difetto di elementi probatori in senso contrario, non può non implicare una pronuncia di cessazione della materia del contendere”. Ciao ciao alle risorse, tornate alla Capitale. Da dove, poi, il governo Renzi ha recentemente liberato una parte dei soldi “ripresi”. Con tanto di esultanza del governatore per lo storico accordo sottoscritto.

Degli oltre due miliardi destinati originariamente alla Sicilia, infatti, al 30 settembre del 2014 non era stato speso più di 1,3 miliardi di euro. Ma lo Stato all’Isola farà uno sconto, salvaguardando una fetta dei finanziamenti in qualche modo impegnati entro la fine dell’anno solare o quelli per i quali era stato avviato l’iter. Così, solo per il 2015, la cifra che la Sicilia è riuscita a farsi scappare ammonta a 273 milioni. Di questi, ben 112 milioni erano quelli destinati al “Piano giovani”.

Ma il “danno” per i siciliani non si limita a quei 273 milioni. E non riguarda solo il 2015. Altri 66 milioni sono stati persi per quanto riguarda il 2016, 307 milioni per il 2017 e oltre 153 milioni per il 2018. Un totale di oltre 800 milioni di euro. Destinati, tra le altre cose, anche alle infrastrutture siciliane (tra gli interventi previsti anche quelli destinati al completamento dell’autostrada Siracusa-Gela), all’ammodernamento dell’Isola (compresa la diffusione della banda larga), alle scuole e agli asili nido.

Tutto restituito. A Roma. A causa dei ritardi della Regione, come ha sancito la sentenza della Corte costituzionale. La stessa Regione che brinda a mezzo milione, quando in questi anni ha perso dei miliardi.


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