Sicilia, urne aperte oggi e domani: ma l'Europa non "seduce"

Al voto ieri pomeriggio e oggi: ma l’Europa non “seduce” i siciliani

Si vota per il Parlamento Europeo ma anche in molti comuni
L'IMPORTANZA DEL VOTO
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PALERMO – Oggi pomeriggio e domani fino alle 23 si vota per le Europee, ma quasi cinquecentomila siciliani sono chiamati al voto anche per il rinnovo delle istituzioni amministrative in 37 comuni.

Le elezioni Europee, diciamolo subito, non hanno mai scaldato il cuore dei siciliani, come se l’Europa fosse un inutile orpello. E invece no, l’Europa è sempre più dominante nelle scelte sui grandi temi comunitari. Semmai è l’Italia (e figuriamoci la Sicilia) a non cogliere spesso il senso dell’importanza di certe decisioni.

La circoscrizione Sicilia-Sardegna porterà a Bruxelles 8 europarlamentari, quasi certamente tutti eletti in Sicilia: vale a dire poco più dell’1% dell’intero Parlamento europeo. Detta così, la proporzione numerica sembrerebbe autorizzare il concetto di “superficiale diffidenza” sulla capacità della Sicilia di incidere nelle decisioni.

Ma la cronaca è ormai piena zeppa di problemi legati alle decisioni prese a Bruxelles: dal Pnrr all’energia pulita, dai migranti a tutti i temi ambientali (di grande attualità il tema delle concessioni balneari), ci sono anche i mille problemi legati al settore dell’agricoltura e della pesca che toccano da vicino migliaia di aziende siciliane.

Misure, quelle europee, che lasciano spesso sconcertati. È la conferma di come sia difficile la sintesi tra le esigenze di un pescatore di Helsinki e quello di Aspra, tra un agricoltore della Germania e uno della provincia di Caltanissetta. Proprio per questo sarebbe necessaria una presenza vigile e ancora più autorevole della classe politica siciliana.

Bisognerebbe contare di più. Cosa che, a onor del vero, ho sentito spesso in questa tiepida campagna elettorale. Confrontando i temi di questa elezione con quelli di 15 anni fa verrebbe da dire che qualche passo avanti è stato fatto.

Nulla, però, che autorizzi all’ottimismo o che faccia cambiare il giudizio di fondo. E cioè: la politica italiana “utilizza” queste elezioni soprattutto per registrare i rapporti di forza all’interno di un partito o all’interno di una coalizione.

Vorrei essere ancora più chiaro. Molti leader di partito sono scesi personalmente in campo in tutte le circoscrizioni ma comunicando preventivamente agli elettori che non avrebbero occupato scranni a Bruxelles.

In caso di probabile elezione dovranno decidere quale collegio scegliere e ciò di solito avviene su basi politiche molto localistiche che premieranno un candidato di una o dell’altra circoscrizione. Tutto ciò ha un senso europeo?

No, non ha un senso. Vorrei essere ancora più elementare. Il responso siciliano delle urne è atteso soprattutto perché avrà ripercussioni sugli equilibri della giunta regionale di Governo. Traduzione: se qualche partito otterrà più voti del previsto busserà per ottenere un assessorato in più. O comunque qualche posto di sottogoverno. Funziona così.

Non mi soffermo più di tanto sulle cose di cui abbiamo letto e scritto per un mese, come la sfida interna a Forza Italia tra Schifani e Tajani, rappresentati dagli assessori Tamajo e Falcone.

Oppure il tentativo di rilancio del Pd che però continua ad avere una esasperata “dialettica” tra le troppe correnti interne o la voglia del M5S di puntare sull’usato sicuro del reddito di cittadinanza, magari chiamandolo in altro modo.

O ancora il tentativo di Leoluca Orlando di rientrare in pista; l’appello di “Scateno” De Luca ai suoi dopo le accuse di imborghesimento; la forza di penetrazione delle liste di centro e la forza elettorale della DC di Cuffaro all’interno di una lista di centrodestra.

E poi uno dei quesiti che mi incuriosisce di più: l’inserimento in lista dei totem dell’antimafia (veri o presunti) è ancora un valore aggiunto?

Sulle amministrative i discorsi sono molto più frammentati. Ci sono comuni piccoli e grandi, dove si vota col proporzionale o con il maggioritario, dove le alleanze sono molto (troppo) variabili, dove sarà difficile – dopo lo spoglio – fare una valutazione complessiva.

Potrei chiudere con un banale “buon voto a tutti” i candidati. Preferisco girare punto di osservazione e dico: “buon voto a tutti gli elettori”. Alla fine sono loro a decidere e mi auguro che ciò avvenga sulla base di una effettiva convinzione politica o sulla credibilità dei candidati e non invece per mere logiche di interessi personalistici.

Ma purtroppo non posso dimenticare che cinque anni fa, in Sicilia ha votato il 37,5% degli aventi diritto. Praticamente un siciliano su tre, il 5% in meno di cinque anni prima. Non è già un indizio?


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