CATANIA – Ha dovuto decidere tutto da solo, Giuseppe Gumina, sottotenente delle forze armate italiane che la notte tra il 10 e l’11 ottobre del 1985 ha gestito sul campo la più grossa crisi diplomatica tra Italia e Usa dalla fine della Seconda guerra mondiale. Una crisi che soltanto per poco non finì in una tempesta di piombo e fuoco. Perché sì, italiani e americani caricarono i fucili e se li puntarono contro. Pronti a spararsi, nonostante fossero alleati.
Stiamo parlando dei fatti di Sigonella e della volontà statunitense di catturare il commando palestinese che aveva dirottato l’Achille Lauro e ucciso l’ebreo americano Leon Klinghoffer. Erano gli anni di Craxi premier, Andreotti agli Esteri e Spadolini alla Difesa. Su quella notte è stato scritto tantissimo. E anche su ciò che è accaduto dopo. Tra Israele e Palestina, invece, sembra essere rimasto tutto com’era allora: un pantano interminabile e sanguinoso.
Manca però un tassello. Esattamente un’ora. Ed è proprio a questa a cui fa riferimento la ricostruzione giornalistica di Salvo Fleres e Paolo Garofalo per i tipi di Officina della Stampa. Il titolo è infatti “L’ora che manca alla storia. Sigonella quarant’anni dopo. Quando l’Italia disse no agli Usa”. Ed è da leggere tutta d’un fiato.
Tra le 23.53 del 10 ottobre e l’una del giorno dopo, poco più che ventenne, il siciliano Gumina dovette tenere a freno la paura e il sudore di quegli attimi snervanti. E tenere la barra dritta. Da solo. Mentre di comandi, dall’alto, non ne arrivavano e la situazione si faceva tanto imprevedibile quanto rovente.
Una notte storica, con l’Italia che non indietreggiò di un millimetro davanti alla necessità di difendere la propria sovranità e il diritto dei propri tribunali a giudicare un crimine gravissimo avvenuto all’interno di una nave battente la bandiera tricolore.
Gumina ha fatto certamente il suo dovere. E ce ne vuole di coraggio in certi casi. Il coraggio di essere leali alla propria missione, alla propria divisa, mentre il dovere chiama. A comportarsi da eroe, pagandone il prezzo. Perché l’encomio, dopo quella notte, è sì arrivato. Ma con esso il fastidio palpabile di colleghi e superiori. Quella storia, tuttavia, andava raccontata. Con puntualità e meditazione, senza omettere nulla.
Ci hanno pensato Fleres e Garofalo. Una coppia per certi versi strana (ma neanche tanto). Due storie politiche diverse. Ex parlamentare del Pdl, il primo; ex sindaco di Enna cresciuto tra i socialisti, il secondo. Entrambi animati, però, dalla medesima passione civile. E dalla medesima sete di verità. Insieme per un libro che prima o poi andava scritto.
Un libro/inchiesta chiaro, utile, zeppo di spunti di riflessione e puntini di sospensione. Che sono tanti, tantissimi. Assieme all’amarezza per la consapevolezza che tutti i protagonisti politici di quella stagione – e di quella notte in particolare – hanno lasciato la ribalta tra sospetti, monetine e processi infamanti quando avrebbero meritato, forse, ben altro finale.

