“Ero felice, dopo anni, d’avere finalmente una casa ma è arrivata la disperazione per la morte di mia figlia”. Sono queste le uniche parole di Giovanna, la madre della piccola Morena, nata e vissuta in una braccopoli e morta a un anno dopo un’operazione malriuscita.
Un silenzio assordante, invece, ha accompagnato i funerali della piccola Morena Gaglio, questa mattina nella chiesa in cui padre Puglisi fece la sua rivoluzione silenziosa. Nessuno aveva più lacrime da versare. Nessuno lamentava il disagio di vivere nella baraccopoli. Nessuno inveiva contro il malgoverno della città, i disservizi, la monnezza. Domani si ricomincerà a lottare. Oggi c’è spazio solo per Morena.
Non sono stati necessari tanti uomini per portare in spalla il feretro. È bastato un solo uomo, neanche particolarmente forte. Era una cassa troppo piccola, troppo bianca, conteneva una vita troppo leggera. Le amiche della madre, anche loro abitanti della baraccopoli di via Messina Montagne, hanno voluto salutare pubblicamente la piccola Morena, leggendo una lettera. La straziante cerimonia si è conclusa così, nella commozione generale. La altre madri tenevano stretti i loro bambini tra le braccia. Torneranno nei loro container, sicuramente saranno addolorate, ma le esigenze dei figli imporranno loro di tornare alla vita. La madre di Morena no. Tornerà nella sua spoglia casa confiscata alla mafia. Dove finalmente, aveva conosciuto a felicità. Ma per poco. Troppo poco.