Simona, il delitto e il colpo di scena: si riapre il processo

Simona, il delitto e il colpo di scena: si riapre il processo

Saranno acquisiti documenti e risentito il testimone
CALTAGIRONE
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CALTAGIRONE (CATANIA) – Si riapre il processo. La Corte d’appello di Catania ha accolto la richiesta della difesa di Andrea Bellia, il 49enne condannato a 21 anni per l’omicidio di Simona Floridia, la 17enne sparita nel nulla il 16 settembre 1992. È stata disposta l’acquisizione di nuovi atti e l’intera Corte, il 22 luglio, si sposterà a Caltagirone, sulla presunta scena del delitto.

In aula saranno acquisiti i diari di Simona, quelli in cui scriveva: “Alcune volte ho pensato di farla finita”. E saranno acquisite le immagini e le interviste realizzate da Matteo Viviani delle Iene, che si è occupato dell’omicidio, tirando fuori materiale scottante e sollevando, in alcuni servizi, forti dubbi sulle responsabilità per il delitto.

La Corte d’appello

In particolare però la Corte sembrerebbe interessata a sentire cosa dicono i testimoni: un’intervista farebbe emergere delle forti incongruenze. Si dovrà riflettere, infatti, sulla testimonianza di un amico di Bellia all’epoca dei fatti, che intercettato disse alla sua fidanzata: “Mi vulia dire ssu fattu ca l’avia ammazzata iddu… dda gran minchiata”.

Il testimone ha raccontato, in pratica, che Bellia gli avrebbe confessato l’omicidio. Ma nell’intercettazione definisce quel racconto, parlando con la sua ragazza, “dda gran minchiata”. Ora sarà risentito.

Il movente

Questa frase, “ssu fattu ca l’avia ammazzata iddu”, in sostanza, è l’elemento che ha incriminato Bellia, 30 anni dopo. I giudici di primo grado hanno accolto la tesi dell’accusa secondo cui l’uomo, all’epoca 17enne, coetaneo ed ex fidanzato di Simona, l’avrebbe uccisa perché lei aveva minacciato di raccontare a tutti una tresca che lui aveva avuto con la fidanzata di un amico.

Il movente è frutto di una ricostruzione investigativa, che l’imputato, processato e condannato in primo grado a piede libero, ha sempre respinto. Sta di fatto che il testimone ha riferito di esser stato portato da Bellia nel luogo dove avrebbe ucciso Simona, sulla cima che sovrasta Caltagirone, il cosiddetto monte San Giorgio.

La difesa ha sempre messo in dubbio anche che con la Vespa di Bellia si potesse arrivare lì in cima. E ora una delle richieste accolte dalla Corte è portare tutti, i giudici e lo stesso testimone, direttamente sul posto, per verificare il racconto. La Pg non si è opposta. E si farà il 22 luglio.

La telefonata

La riapertura del processo, insomma, c’è. I giudici devono pronunciarsi sulla richiesta di fare un esperimento all’americana: provare a salire sul monte con una Vespa. Capire se è possibile. Ma vi è di più: è spuntata anche una telefonata di Simona a un’amica, in cui la vittima le dice: “Tra dieci minuti arrivo a casa, chiamami e parla con mio padre”. Simona voleva andare al mare con l’amica, e le chiede di convincere il genitore.

Telefonata che poi effettivamente avviene, quella sera. Solo che Simona, dopo aver parlato con l’amica, non arriverà più a casa. Ma il dato è uno: se Simona ha fatto quella telefonata, stava bene mentre diceva all’amica che sarebbe giunta a casa da lì a breve.

Dunque non poteva essere sul monte San Giorgio con Bellia. Ma è un altro elemento di cui, eventualmente, si parlerà in aula. Bellia, va ricordato, si è sempre professato innocente. E il corpo di Simona Floridia non è mai stato trovato.


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