Siracusa, l'ex ragioniere del clan: "Scarcerazioni da non sottovalutare" - Live Sicilia

Siracusa, l’ex ragioniere del clan: “Scarcerazioni da non sottovalutare”

Rosario Piccione, collaboratore di giustizia dal 2002 al 2009, analizza l'attuale scenario criminale aretuseo.

SIRACUSA – È stato per anni il ragioniere del clan Attanasio. Amministrava i soldi del clan siracusano, recuperando le somme delle estorsioni e tenendo la carta degli stipendi. Poi nel 2002 è finito in manette. Rosario Piccione, allora, ha deciso dopo due mesi di carcere di intraprendere la strada della collaborazione con la giustizia. E ha raccontato tutto quello che sapeva agli investigatori siracusani e ai magistrati della Dda dell’epoca.

“Era il 23 luglio 2002, mi portarono a Rebibbia. Lì è cominciato tutto”,  racconta a LiveSicilia Piccione. Dal 2009 è fuori dal ‘programma’ ma comunque è ancora domiciliato presso il servizio centrale di protezione.

Perché la scelta di cambiare vita? “Il carcere era duro e, sono sincero, le condizioni relative ai benefici riservati ai collaboratori di giustizia mi ha aiutato a fare questa scelta. Una scelta in cui però ho creduto fino in fondo. E quando ho deciso di vuotare il sacco, ho raccontato tutto senza nascondere tutto. Una decisione che ha avuto delle conseguenze molto pesanti nella mia vita familiare – confida – mio figlio considera suo padre un infame, non ha mai accettato che io fossi un pentito. Non l’ho più visto. Così come non ho mai visto mio nipote”.  Piccione è convinto che non tornerà mai più a Siracusa. “Sto bene dove sto”, dice. 


Piccione però segue quello che accade nella sua città. A Siracusa sta vivendo un momento particolare: diversi ordigni – molti rudimentali – che esplodono davanti a locali, negozi, bar. Qualche giorno fa l’eco della bomba artigianale arriva da Cassibile. Dagli inquirenti dicono che non c’è una regia unica, lo hanno anche palesato alla Commissione Regionale Antimafia.

Rosario Piccione però è convinto che da qualche tempo Siracusa sia tornata “alla mercé” della mafia. E in particolare del suo ex ‘clan mafioso’. “Qualche legame, non lo nego, con Siracusa è rimasto. Alcuni contatti sono rimasti e seguo, anche se da lontano, quello che accade. Sono tornati a piede libero personaggi di spicco del clan dopo 10-15 anni di carcere. Un nome in particolare, secondo me, non va sottovalutato. Da mie fonti sarebbe riuscito a prendere in mano una serie di affari illeciti che gli stanno permettendo di accumulare un piccolo tesoro. Senza il suo consenso non si muoverebbe foglia nella criminalità aretusea. Anche il cosiddetto clan della Borgata è un sottogruppo del clan Attanasio. Insomma deve far arrivare una parte degli introiti illeciti nelle casse degli Attanasio”.  

Piccione mette a confronto la criminalità di venti anni fa, quando lui operava dall’interno essendo tra gli uomini di fiducia del reggente, e quello che accade ora. “È una mafia meno organizzata, le nuove leve si ispirano a Gomorra e parlano napoletano. Ma non per questo è meno pericolosa. Estorsioni, droga, gioco d’azzardo. Sono queste le fonti principali di reddito”. Per l’ex pentito quanto è accaduto è un modo per la mafia “per farsi sentire”, per “lanciare segnali precisi”. “Alcune scarcerazioni – ripete – non devono essere sottovalutate. Ma io ho piena fiducia nella magistratura e nell’azione delle forze dell’ordine”, conclude. 

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