MESSINA – Il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, la messinese Matilde Siracusano, con un video postato sulla sua pagina Instagram denuncia gli insulti sessisti e i commenti volgari e insultanti che quotidianamente riceve sui social: “Vai a cucinare e poi a trombare”, “Povera donna… lecca lecca”, “Dove è uscita questa soubrette”, “Una cagnetta no?”, “L’unica cosa chiusa è il tuo cervello”.
Siracusano vittima di insulti sessisti
L’esponente forzista del governo Meloni elenca e mostra dal suo cellulare i messaggi, ai quali – nel video – replica in modo secco e con ironia. “Ragazzi, ma il cervello chiuso lo avete voi”, dice Matilde Siracusano. Questi sono alcuni dei messaggi che ricevo quotidianamente sui miei social come commenti nei miei post.
Ed è quello che accade purtroppo a tantissime, quasi tutte le donne in questo Paese che si espongono sui social media. Ma è inaccettabile. Ma che schifo è? Ma dove stiamo arrivando? Ma non vi vergognate? E ragazzi, guardate che io ho le spalle larghe, domani vado a denunciare, e tutto questo non mi fa soffrire.
Ma ci sono persone, ragazze, che soffrono enormemente per questo schifo che ricevono gratuitamente sui loro profili. Quindi, il mio suggerimento è quello di denunciare, denunciare, denunciare. Magari questo brutto vizio qualcuno se lo toglie”, conclude Matilde Siracusano.
Schifani: “Attacchi ignobili, servono rispetto e civiltà”
Il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani esprime piena solidarietà al sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, Matilde Siracusano, vittima di vergognosi insulti sessisti sui social.
“Questi comportamenti – dice – non sono semplici ‘commenti’, ma attacchi ignobili che offendono non solo la persona, ma la dignità di tutte le donne. È inaccettabile che nel 2025 ci si debba ancora confrontare con simili manifestazioni di odio e volgarità. A Matilde va il mio affetto e il mio sostegno e mi auguro che le autorità competenti agiscano con fermezza per contrastare ogni forma di violenza verbale e discriminazione online. Serve un salto culturale: il rispetto non è un’opzione, ma un dovere civile”.

