CALTANISSETTA – Arriva la prescrizione per il presidente della Regione Renato Schifani. Stessa cosa per il professore Angelo Cuva e per il caporeparto dell’Aisi Andrea Cavacece. Il tribunale di Caltanissetta, presieduto da Francesco D’Arrigo, ha emesso la sentenza in apertura del processo sul cosiddetto “Sistema Montante“.
Schifani ha accettato la prescrizione delle ipotesi di concorso esterno in associazione a delinquere semplice e rivelazione di segreti d’ufficio. Solo l’imputato avrebbe potuto rinunciarvi. ll pubblico ministero Maurizio Bonaccorso si era opposto alla prescrizione ritenendo che c’era ancora tempo: sarebbe intervenuta nell’ottobre del 2024. Il processo va avanti per tutti gli altri imputati.
L’accusa
Una vicenda datata 2016, un intreccio che avrebbe coinvolto altre persone. Secondo la ricostruzione dell’accusa, Schifani avrebbe appreso dell’esistenza dell’inchiesta sull’ex leader di Confindustria Antonello Montante (condannato in appello a 8 anni di carcere), dal generale Arturo Esposito, ex direttore dell’Aisi, grazie alla veicolazione di Andrea Grassi, ex direttore della prima divisione dello Sco. Appresa la notizia ne avrebbe parlato con Cuva affinché informasse Giuseppe D’Agata, allora capo centro della Dia di Palermo, del fatto che quest’ultimo fosse sotto inchiesta. Nel troncone principale del processo, però, Grassi è stato assolto in appello dopo che in primo grado aveva avuto 1 anno e 4 mesi.
Agli atti del processo c’era un appunto contenuto nelle agende di Montante, che annotava e catalogava ogni cosa con una attenzione maniacale. “13 settembre 2012. Ore 20,30 cena Arturo Esposito poi incontrato Schifani e Vicari”: c’era scritto. E poi c’erano le frasi della moglie di D’Agata. Parlando con il marito la donna faceva riferimento al “generale”, individuato dall’accusa in Arturo Esposito, e diceva: “Si iddu ciù cunta a Schifani, si sapi ca Schifani parra cu tia, no? (“Se a lui lo racconta a Schifani, si sa che Schifani parla con te, no?”. E il marito rispondeva: “Sì, tramite Angelo, lo sa” . Angelo sarebbe Angelo Cuva. E la moglie: “Quindi, ti sta mandando a dire, praticamente ste cose, ma perché non te le dice lui, ma te le manda a dire?” . Il colonnello D’Agata commentava: “Perché non vuole che domani, se esce fuori sta cosa è lui…”. Sempre la moglie: “Secondo me ti sta dando delle istruzioni su cosa fare (…) No, perché lui dice, se questo cappotta, mi fa cappottare a me”.
La difesa
Schifani nel corso degli anni ha fatto una sola dichiarazione di secca smentita. Quando si seppe dell’indagine disse: “Mi si contesta di avere favorito una persona con cui non ho mai avuto rapporti di amicizia e frequentazione”.
“Il nostro cliente si è sempre dichiarato totalmente estraneo ai fatti addebitatigli, non avendo mai avuto rapporti con Antonello Montante, così come palesemente risulta dagli atti processuali”, dicono oggi gli avvocati Roberto Tricoli, Sonia Costa e Massimiliano Miceli, legali del presidente della Regione. “Il nostro assistito – continuano i difensori – a riprova della sua totale estraneità ai fatti, aveva chiesto di essere giudicato con rito immediato per potere ottenere celere conferma della sua innocenza dall’autorità giudiziaria del Tribunale di Caltanissetta. Tale istanza veniva accolta, tanto che il cinque dicembre del lontano 2018 si è celebrata la prima udienza del processo, ma, in quell’occasione, la Procura di Caltanissetta, con la condivisione del collegio giudicante, chiedeva la riunione del processo attivato con il rito speciale al troncone principale da tenersi con il rito ordinario nel quale risultavano imputati quindici persone, oggi trenta, a causa della successiva riunione con altro procedimento, i cui tempi si sono ampiamente dilatati”.
“Ragionevoli tempi”
“Il nostro assistito – aggiungono gli avvocati – pur potendo addurre varie ragioni di carattere sanitario (intervento al cuore) ed elettorali (regionali del 2022), non ha mai chiesto la sospensione del processo per legittimo impedimento, al fine di evitare la paralisi dello stesso ed il danno conseguente a carico degli altri imputati aventi diritto alla celebrazione in giudizio entro ragionevoli tempi, così come sancito dall’Art. 111 della Costituzione. Proprio sulla base di questo sacrosanto principio, il nostro assistito ha condiviso con i difensori di non potere non prendere atto della decisione del Tribunale. Tutto ciò – concludono i legali – dopo avere ampiamente dimostrato di non volersi sottrarre al giudizio del Tribunale con la richiesta di essere giudicato immediatamente, tenuto conto, peraltro, che la posizione del nostro assistito non è stata, ad oggi, neppure sfiorata nel corso della istruttoria dibattimentale“.
Sentenza di prescrizione anche per Maurizio Bernava, ex segretario generale della Cisl. Il sindacalista era accusato di aver rivelato parte delle dichiarazioni rese all’autorità giudiziaria quando è stato sentito come persona informata sui fatti. Escono dal processo anche i fratelli palermitani Andrea e Salvatore Calì che, secondo la Procura nissena, avrebbero cercato delle cimici non soltanto a casa di Montante ma anche in Confindustria Caltanissetta, oltre alle abitazioni di alcuni indagati dell’epoca oggi imputati.