Soccorsi 209 migranti in difficoltà | Recuperati 22 cadaveri - Live Sicilia

Soccorsi 209 migranti in difficoltà | Recuperati 22 cadaveri

Ventuno vittime sono donne. La nave dovrebbe arrivare domani nel porto di Trapani. Foto d'archivio

Medici senza frontiere
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PALERMO – La nave Acquarius di Medici senza frontiere, impegnata in operazioni di soccorso nel Mediterraneo, ha recuperato 22 cadaveri dopo avere tratto in salvo 209 migranti al largo delle coste libiche. Ventuno vittime sono donne. La nave di Msf, che ha soccorso due imbarcazioni in difficoltà, dovrebbe arrivare domani nel porto di Trapani.

“Quando la nostra équipe si è avvicinata al primo gommone, ha visto dei cadaveri che giacevano sul fondo dell’imbarcazione in una pozza di carburante – ha detto Jens Pagotto, capo missione di MSF per le operazioni di ricerca e soccorso – I sopravvissuti hanno passato diverse ore a bordo con i cadaveri. Molti di loro sono troppo traumatizzati per riuscire a raccontare quanto accaduto. Non è ancora chiaro come queste donne siano decedute.” Le équipe hanno trasferito a bordo della nave Aquarius 209 persone (177 uomini e 32 donne), tra cui 2 donne incinte e 50 bambini, di cui 45 non accompagnati.

“Anche in questa occasione quando siamo arrivati per effettuare le operazioni di soccorso, due dei gommoni erano già sgonfi su un lato e avevano cominciato ad imbarcare acqua” ha detto Kim Clausen, coordinatore delle operazioni di Msf sulla Bourbon Argos. “Le imbarcazioni si trovano ad affrontare il mare in condizioni sempre più precarie, con pochissimo carburante, acqua e cibo a disposizione: la capacità di resistenza è di solo poche ore. Nelle ultime settimane, per evitare tragedie in mare, ci siamo trovati ad effettuare salvataggi in zone sempre più vicine alle acque libiche”.

“Quello che è chiaro è che questa perdita di vite non era necessaria ed è il risultato di una risposta globale insufficiente e inadeguata a questa crisi” ha aggiunto Pagotto. “Le politiche attuali, che puntano a tenere le persone lontane, non stanno funzionando. Quante altre vite dobbiamo perdere in mare prima che le persone che necessitano di assistenza e protezione abbiano un’alternativa più sicura?”, ha concluso.


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